Povere nullità / Baru; Pierre Pélot. Bologna: Coconino Press, 2010.
Sono un'estimatrice di Baru (al secolo Hervé Barulea) e mi sono molto piaciuti alcuni suoi lavori precedenti, come ad esempio Pompa i bassi, Bruno! e Gli anni dello Sputnik.
Trovo affascinanti la sintesi e nello stesso tempo la forza del tratto di Baru, così come apprezzo la sua capacità di raccontare storie scavando nei ricordi ovvero osservando l'universo circostante.
Così quando ho visto in libreria questo albo, non ho esitato ad acquistarlo. In questo caso Baru presta i suoi disegni alla sceneggiatura scritta da un famoso romanziere francese Pierre Pélot.
Ne viene fuori una storia nerissima, al centro della quale c'è un imprecisato paesino di periferia che diventa un vero e proprio teatro degli orrori e palcoscenico delle pulsioni più basse e terribili dell'animo umano.
Il protagonista è Anastase Brémont, una povera nullità, con un'esistenza squallida che si sostanzia di cattive amicizie e di espedienti, fino a quando la sparizione di un bambino down durante una gita non sembrerà aprirgli l'occasione di un riscatto.
Ma in questa storia non c'è catarsi, non c'è spiraglio di speranza e di bellezza.
C'è invece una condanna definitiva per un'umanità che è capace di indicibili brutture per cattiveria o stupidità.
Sappiate che non si esce dalla lettura di questo albo con l'animo sollevato. Anzi il carico emotivo resta per un po' pesante sul cuore.
La vena affettuosa che Baru mostrava negli albi precedenti verso l'umanità risulta schiacciata e annullata dall'incontro con la scrittura di Pélot. E la cosa sinceramente mi è dispiaciuta.
Voto: 2,5/5
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