martedì 27 ottobre 2015

Monogamish

Sempre grazie alla Festa del cinema di Roma, vado a vedere (gratis!) questo documentario di Tao Ruspoli. Sì, è proprio lui, il discendente della famiglia nobiliare dei Ruspoli, qui in veste di regista per interrogarsi su come si sono evoluti nel tempo i rapporti di coppia, a partire dalla dolorosa esperienza personale del divorzio dalla moglie.

L'idea nasce dalla corrispondenza che, dopo la separazione, Tao aveva avviato con l'editorialista americano Dan Savage (che in Italia viene tradotto in una rubrica della rivista Internazionale), sostenitore della necessità di rivedere il modello tradizionale della coppia totalmente monogama, nella convinzione che esiste un paradosso non eliminabile tra il bisogno di stabilità, di sicurezza e di accudimento che porta l'essere umano a scegliere il matrimonio o comunque un rapporto di coppia stabile e l'altrettanto innato bisogno di novità e scoperta che ci avvicina relazionalmente e fisicamente ad altre persone. A Dan Savage il regista è debitore anche per il titolo del documentario, che è un'espressione appunto coniata da Savage per fare riferimento a una monogamia che non è più assoluta, ma tendenziale e i cui confini sono in qualche modo definiti dalla coppia stessa.

È a partire da queste premesse che Tao Ruspoli comincia una vera e propria indagine fatta di interviste a membri della propria famiglia, a esperti in tema di matrimonio e sessualità, a psicologi e terapisti di coppia, a storici della vita quotidiana, nonché a numerose persone e coppie che hanno vissuto e avuto esperienze diverse in campo sentimentale.

La domanda che accomuna tutte queste interviste e indagini sul campo è se l'essere umano è biologicamente fatto per la monogamia, ovvero se la monogamia è fondamentalmente una costruzione sociale e culturale. Il dato che emerge da questo viaggio è che nella vita di coppia – come in molti altri aspetti dell'esistenza – non esiste un modello che vada bene per tutti e che, in ogni caso, la monogamia non è totalmente naturale per l'essere umano, ma - pur rispondendo a delle necessità che ci sono proprie - è fondamentalmente un costrutto sociale. La conferma arriva dal fatto che quando si vanno a indagare le coppie dall'interno le situazioni che si incontrano sono molto più mobili e variegate di quanto non appaiano all'esterno e di quanto non venga reso pubblico. E così se da un lato esistono i monogami “volta per volta”, ossia coloro che nella vita chiudono una storia e ne aprono un'altra quando nasce un sentimento per un'altra persona (il che significa accettare la almeno parziale distruzione e la necessaria ricostruzione di reti sociali), dall'altro esistono coloro che, pur essendo impegnati in una relazione stabile, lasciano nella propria vita di coppia – in accordo con il partner – lo spazio per altre relazioni. Così come esistono persone che non riuscendo a trovare equilibri adeguati scelgono di non avere legami stabili ovvero persone che - pur adottando il modello della monogamia – si trovano a un certo punto a fare i conti con il paradosso di cui si diceva prima.

Il documentario non dà una risposta, e probabilmente non esiste una risposta a questioni così complesse e delicate come quelle che hanno a che fare con i sentimenti umani, bensì si limita ad accompagnare Tao Ruspoli nel suo percorso sentimentale che in quattro anni dopo la separazione lo porta a un equilibrio nuovo e certamente imprevisto.

Cinematograficamente il risultato è godibile e, nonostante la delicatezza del tema la trattazione, riesce ad essere sempre leggera e ironica, ma non per questo banale né superficiale, sebbene a mio avviso la scelta delle immagini di commento alle parole non sempre sia appropriata e anzi talvolta risulti fuorviante. Personalmente l'ho comunque trovata un'operazione coraggiosa, che sfida pregiudizi e perbenismo e che non ha paura di riflettere su un dogma che noi tutti riteniamo indiscutibile, ma con cui tutti nella vita ci troviamo a fare più o meno pesantemente i conti, con esiti spesso devastanti sulle vite individuali.

Sinceramente non so se la società sia pronta a una riflessione così dirompente rispetto ai modelli consolidati, ma bene che se ne cominci a parlare e che qualcuno abbia il coraggio di dire che non esiste un solo modello possibile e che anche in questo campo moralismi e chiusura mentale sono spesso causa di forzature e infelicità. L'alternativa è complessa e non scontata, ma è giusto che ognuno cerchi la propria strada come singolo e come coppia.

Voto: 4/5

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