Il Nao di Brown / Glyn Dillon. Milano: Bao Publishing, 2014.
L'ho dovuto rileggere due volte, perché - come al mio solito - nella prima lettura l'avevo praticamente divorato e, arrivata all'ultima pagina, avevo capito l'essenziale, ma mi ero persa un sacco di pezzi e di collegamenti tra le cose, nonché un sacco di dettagli che - come si sa - nei graphic novels sono assolutamente determinanti.
Va detto che, comunque, anche alla seconda lettura mi è rimasto qualche dubbio, tipo "ma alla fine con chi si è sposata Nao?" e dunque "di chi è il figlio che le è nato?". Che, voi direte, "non ci paiono dubbi da poco" e io vi dirò "Eccerto, lo so. Anzi non è che qualcuno può sciogliermeli?" ;-)
Comunque - a parte gli scherzi - la storia raccontata in questo graphic novel è solo apparentemente semplice. Nao Brown è figlia di genitori separati, un padre giapponese e una madre inglese (una hafu nel gergo giapponese), che vive a Londra dove - in attesa che il suo lavoro di designer e grafica decolli - cerca di sbarcare il lunario lavorando nel negozio di art toys giapponesi di un suo amico molto nerd e abbastanza sfigato, Steve.
Nao soffre di una strana forma di disturbo ossessivo-compulsivo che non si manifesta però nella ricerca maniacale dell'ordine o nella ripetizione di comportamenti, bensì nel fatto che - di fronte a situazioni emotivamente stressanti - lei ha pensieri violenti (tipo fare del male o uccidere chi le sta di fronte). Questo le crea enormi difficoltà psicologiche e la fa sentire una persona orribile e pericolosa.
Per riuscire a gestire questi suoi sentimenti Nao frequenta un centro buddista attraverso il quale mantiene anche un contatto con la cultura e la spiritualità orientali. A un certo punto la nostra protagonista incontra e si innamora di Gregory, un riparatore di lavatrici un po' strambo e un po' filosofo, grande e grosso e un po' infantile, che assomiglia molto al personaggio di anime preferito di Nao.
Questo rapporto metterà Nao (nonché lo stesso Gregory) di fronte ai fantasmi del passato e alle paure del presente e sarà l'occasione per trovare la forma e le motivazioni per far decollare davvero la vita.
In parallelo alla storia di Nao il graphic novel ci racconta la storia fantastica di Pictor, il ragazzo-albero al quale l'amore - dopo una serie di peripezie - consentirà di ritrovare la propria umanità e la propria natura più vera.
L'albo ha una confezione molto curata: copertina rigida, grande formato, tavole a colori, il tutto capace di valorizzare le bellissime costruzioni della pagina di Glyn Dillon e di far apprezzare i magnifici disegni, pastelli e acquerelli soffusi per la storia di Nao, più lineari e definiti nella storia di Pictor.
Alla fine resta la sensazione di aver letto una storia forte e intima, un percorso interiore drammatico ma punteggiato anche di una straordinaria ironia, una vera full immersion in questa cultura hafu, di intersezione tra Oriente e Occidente.
Il risultato - a mio modo di vedere - è affascinante anche se a tratti un po' spiazzante e disorientante.
Voto: 3,5/5
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