Come prima / Alfred; collaborazione ai colori: Maxime Derouen. Milano: Bao Publishing, 2014.
Alfred è lo pseudonimo del fumettista francese di origine italiana Lionel Papagalli, che quest’anno con la sua opera Come prima ha vinto il Fauve d’or, in pratica l’Oscar per il miglior fumetto assegnato dalla più importante manifestazione dedicata al genere, ossia il Festival internazionale del fumetto di Angouleme.
Per far capire l’importanza di questo premio vi dirò soltanto che in passato l’hanno vinto Guy Delisle, Bastien Vivès e Manuele Fior. Direi dunque che il Fauve d’or è sinonimo di qualità. Ed effettivamente anche questa volta non si può certo dire diversamente.
Come prima (il cui titolo è in italiano anche nella versione originale francese perché si ispira a una famosa canzone italiana degli anni Cinquanta) è la storia di due fratelli, Fabio e Giovanni.
Il primo vive in Francia dopo essere fuggito di casa molti anni prima; Giovanni il più piccolo è sempre vissuto all’ombra e nell’ammirazione dell’altro, ma non ha mai compreso i motivi della sua fuga e si è sentito abbandonato.
Ora Giovanni è tornato a cercare Fabio con l’urna che contiene le ceneri del padre per fare con lui il viaggio di ritorno verso casa, a bordo di una scassatissima Cinquecento.
Per i due fratelli non sarà facile superare in una volta un silenzio durato troppi anni. E così passeranno attraverso incomprensioni, litigi, silenzi, bugie, nella difficoltà di guardare entrambi in faccia al loro passato e farci i conti.
L’episodio che ha spinto tanti anni prima Fabio a fuggire via in Francia ha creato molti vuoti, e soprattutto ha soffocato nel silenzio molte verità. La distanza ha lasciato ciascuno dei due fratelli solo con le proprie debolezze e incapace di prendere veramente in mano la propria vita, sia per chi è andato via sia per chi è rimasto.
Nel lungo viaggio attraverso le Alpi, costellato di incontri buffi, tuffi nel passato, rivelazioni e ricordi, Fabio e Giovanni ritroveranno la forza del loro legame di sangue, che solo l’intervento di una donna sostanzialmente esterna alla famiglia rende possibile riscoprire, vincendo l’orgoglio e trovando il perdono.
Il segno grafico di Alfred ha da un lato qualcosa di profondamente classico, dall’altro qualcosa di genuinamente moderno. Non si tratta di un segno elegante e pulito, bensì di un segno che a seconda dei casi si fa duro o caricaturale, il tutto all'interno di una sceneggiatura di grande qualità, che mi ha tenuta incollata alle pagine. Belli gli inserti dei ricordi (con le loro macchie di colore prive di contorni), così come alcune vere e proprie citazioni cinematografiche (come la sequenza sul terrazzo tra le lenzuola che ricorda la famosa scena di Una giornata particolare), perché in fondo questo fumetto non è solo una bella storia familiare, ma anche un omaggio all’Italia degli anni Cinquanta.
Voto: 3,5/5
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