Piccolo trattato sulle verità dell’esistenza / Fred Vargas; trad. di Margherita Botto. Torino: Einaudi, 2013.
Sapete che adoro Fred Vargas. In particolare, sono un’appassionata della serie di gialli che vede come protagonista l’ispettore Adamsberg. E in questo momento soffro un po’ di crisi di astinenza, visto che sembra che la Vargas abbia esaurito quello che aveva da dire su questo personaggio e il suo mondo, con mio grande rammarico.
Così, accolgo con entusiasmo la proposta di A. di leggere un volumetto della Vargas che si intitola Piccolo trattato sulle verità dell’esistenza. Ovviamente non si tratta di un giallo e non è neppure una scrittura recente dell’autrice visto che l’edizione originale risale al 2001. Però evidentemente la Einaudi ha pensato bene di venire in soccorso di chi come me attendeva di leggere qualcosa di questa scrittrice.
Abituata ai gialli di Adamsberg, sono rimasta un po’ stupita del tono e della scrittura di questo “piccolo trattato”, che è una specie di divertissement letterario che Fred Vargas deve aver scritto in un momento un po’ sconsolato della sua esistenza, probabilmente a seguito della fine di una storia importante.
E così mi sono immaginata la nostra autrice che – come del resto faccio io stessa qualche volta – comincia a scrivere all’impazzata sui tasti del computer tutto quello che le passa per la testa e che le serve a esorcizzare il proprio stato d’animo. E lo fa scegliendo un tono fortemente autoironico, prendendosi in giro in tutte le sue piccolezze e la sua effettiva incapacità di affrontare le inevitabili avversità dell’esistenza, in particolare quelle di carattere amoroso.
Con la scusa di regalarci perle di saggezza sull’esistenza, Fred Vargas ci spiega quanto – nonostante tutte le esperienze attraverso le quali passiamo – siamo e restiamo totalmente sprovvisti degli strumenti necessari per affrontare le nostre fragilità.
Qua e là qualche interessante elemento di riflessione emerge e all’interno del tono di amara levità che caratterizza il volumetto si incontra qualche affondo nella profondità delle pieghe della nostra esistenza.
Ma non aspettatevi molto altro da questo libro. E non dimenticate – mentre lo leggete – che in fondo si è trattato del necessario riempitivo che una scrittrice si è data per colmare lo spazio di tempo utile per arrivare ad accettare l’allontanamento della persona amata. Lo facciamo tutti. La Vargas lo ha fatto a suo modo.
Voto: 2,5/5
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