In fondo alla palude / Joe R. Lansdale; trad. di Francesco Salvi. Roma: Fanucci, 2005.
Passato un po’ di tempo da quando l’avevo annunciato, ho finalmente letto In fondo alla palude di Joe R. Lansdale, anche grazie all’editore Fanucci che ha finalmente deciso di fare una nuova edizione di questo libro, che è stato per qualche tempo introvabile.
Di Lansdale avevo già letto La sottile linea scura che mi era molto piaciuto e sono intenzionata a leggere l’ultimo pubblicato in Italia, La foresta. Diciamo che – per quel poco che ho letto fin qui e tenendo conto che non ho ancora affrontato la sua scrittura più umoristica incarnata dai personaggi di Hap e Leonard – il punto di forza di questo scrittore mi pare la sua capacità di riportare in vita le atmosfere della profonda America degli anni Quaranta e Cinquanta che spesso sono al centro dei suoi romanzi, con tutto il loro portato sociale e non solo: la contrapposizione tra bianchi e neri, il Ku Klux Klan, una natura ancora prevalente con i suoi fiumi, i suoi boschi e le sue paludi, un’infanzia al contempo più adulta e più ingenua di quelle a cui siamo abituati.
Ad onor del vero, va detto che su questo fronte Lansdale deve molto alla scrittura e alle atmosfere che Harper Lee costruisce nel suo capolavoro Il buio oltre la siepe, con cui entrambi i libri di Lansdale che ho letto hanno in comune non solo l’ambientazione geografica e cronologica, ma anche la scelta di mettere al centro del racconto due fratelli (in Harper Lee la protagonista è la sorella minore, in Lansdale è in entrambi i casi un figlio maschio, sebbene per In fondo alla palude sia da considerarsi importante anche il ruolo della sorellina che tutti chiamano Tom).
La storia raccontata in questo libro – come mi pare sia tipico di Lansdale – mescola generi diversi che vanno dal thriller classico all’horror (non mancano nei suoi romanzi personaggi che – anche grazie all’occhio infantile di chi li guarda – sembrano appartenere a un genere non umano), dal ritratto sociale a quello familiare (interessante in questo caso anche la figura della nonna).
Il romanzo si configura dunque come una sorta di coming of age del protagonista, Harry, che tra l’altro ne è il narratore a distanza di molti anni da quando i fatti narrati si sono svolti, ossia quando – ormai anziano – vive in una casa di riposo e ha assistito al profondo cambiamento del mondo circostante e ai tanti avvenimenti che hanno caratterizzato non solo la sua famiglia, ma anche la sua terra e la sua gente.
Bella scrittura, gradevole e a tratti molto coinvolgente. Forse in alcuni momenti le somiglianze con altri romanzi danno l’impressione di già letto e di già visto, ma complessivamente una lettura molto piacevole.
Voto: 3/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!