Il film è la storia di Philippe (François Cluzet, una specie di fratello minore di Dustin Hoffman per quanto gli assomiglia), ricco e colto cinquantenne parigino, che vive in una specie di reggia, ma è paraplegico a causa di una caduta col parapendio dopo la morte dell’adorata moglie, e di Driss (Omar Sy), un ragazzone di colore ben poco acculturato e molto politically incorrect, che vive con la zia e altri parenti in un piccolo appartamento della banlieu parigina.
Apparentemente questi due uomini non hanno nulla in comune e nessun motivo per incontrarsi. Il fatto è che Philippe – aiutato dalla sua assistente Magalie (Audrey Fleurot) – sta facendo dei colloqui per cercare un nuovo badante e Driss si è presentato per avere una firma su un foglio che gli consenta di accedere nuovamente al sussidio di disoccupazione col quale vive.
Per Philippe sarà una specie di colpo di fulmine o di scommessa quella che lo porterà a mettersi nelle mani di Driss, totalmente inesperto del mestiere e totalmente inopportuno nell’ambiente di Philippe, come un elefante in una cristalleria, ma dotato di un gran cuore, una straordinaria ironia e un notevole buon senso.
Philippe non vuole la pietà di nessuno, dunque ha bisogno di qualcuno che come Driss lo tratti per quello che è, senza risparmiargli nulla, e che gli porti in casa una grande energia e un sincero amore per la vita, tutto ciò che l’handicap ha fatto perdere a Philippe.
Driss, a sua volta, ha bisogno di qualcuno che creda in lui, che gli dia fiducia, che gli lasci la possibilità di essere completamente se stesso.
Dris e Philippe in parte impareranno l’uno dall’altro quello che manca a ciascuno, in parte si riconosceranno in ciò che li accomuna al di là delle differenze di superficie. Insomma, un’amicizia apparentemente impossibile e per questo tanto più bella e commovente. L’incontro impossibile di due mondi.
La forza del film sta nel fatto che tutto questo si sviluppa non attraverso un racconto melenso e lacrimevole, bensì a ritmo della musica classica che piace tanto a Philippe e di quella disco che fa ballare Driss, tra una risata e una battuta scorretta, con Driss a fare da mattatore in mezzo a personaggi secondari e comprimari tutti molto belli e divertenti.
Qualche macchiettismo i due registi Olivier Nakache e Eric Toledano se lo lasciano sfuggire, anche qualche semplificazione è quasi inevitabile in quella che - pur ispirata a una storia vera - è e rimane una favola. Il risultato finale è però molto piacevole e fa bene al cuore, che di questi tempi non è un merito da sottovalutare.
Una volta visto il film non si fa fatica a capire perché esso ha guadagnato così tanto in Francia e perché in Italia sta beneficiando di un fittissimo passaparola che lo sta portando ai vertici delle classifiche di incasso.
Bene così.
Voto: 3,5/5
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