Nelle intenzioni iniziali questo post doveva intitolarsi semplicemente Il mare di Saffo. E invece dopo che C. - guardando le foto - ha chiosato "Tramonti e sardine", ho pensato che questo binomio sintetizzasse perfettamente la vacanza e i suoi contenuti.
Siamo a Lesvos, isola greca dell'Egeo settentrionale, praticamente sconosciuta (pfiu!) al turismo di massa italiano, ma meta privilegiata del turismo greco e degli emigrati greci di seconda generazione (figli di greci trasferitisi negli Stati Uniti, in Canada, in Australia) ovvero - in generale - dei numerosissimi greci che hanno sposato britannici, scandinavi e nordeuropei in generale.
Volevamo un posto di mare che non soffrisse del sovraffollamento agostano imperante. La scelta si è dimostrata azzeccata, visto che gli italiani a Lesvos non ci vanno (per fortuna!), i greci dopo la batosta della crisi economica si muovono molto meno che in passato anche in patria e i nordeuropei per buona parte erano rientrati a casa, visto che da loro scuola e lavoro ricominciano nella seconda metà di agosto.
È stato dunque bellissimo riscoprire la bellezza di una vacanza al mare in cui la presenza umana è una compagnia gradevole ma non fastidiosa, in cui è facile trovare il silenzio e la solitudine, così come la vita e il movimento.
Difficile raccontare 15 giorni in un'isola grande quasi quanto Rodi. Per questo dovrete accontentarvi di una serie di istantanee (il che comunque occuperà non meno di tre post!) che spero riescano a trasmettervi il senso di questa terra bellissima.
Si atterra a Mytilene, il capoluogo. L'isola dall'alto è bellissima, verde e montuosa, con spiagge lunghe e piccole insenature nascoste. Mytilene è quello che chiamereste un vero e proprio porto di mare: gente che va e viene, baretti affollati sul lungomare, grandi traghetti che attraccano nel porto, stradine buie e un po' sporche, macchine e motorini (quei tremendi e rumorosissimi motorini che esistono solo in Grecia, perché forse sono gli unici a reggere le loro strade) un po' ovunque. Diciamo che non ci fa una bellissima impressione lì per lì, ma avremo tempo di recuperare.
Sarà anche perché il primo giorno lo passiamo a fare il giro di tutti gli autonoleggi dell'isola alla ricerca di una automobile disponibile, che sembra introvabile a Lesvos il 14 agosto! Finiremo per prenotare una macchina un po' cara (ma molto carina, una Suzuki Sx4, 4 ruote motrici) per tre giorni, rimandando il noleggio di una più economica Hyundai Getz alla settimana successiva.
Suggerimento: prenotate l'automobile via Internet! In loco non troverete prezzi più convenienti (come noi pensavamo!) e rischierete semplicemente di ritrovarvi a piedi...
Prima tappa: ci aspetta la spiaggia più grande dell'isola, quella di Vatera. Sulla strada facciamo tappa nel bel paesino di Agiassos, inerpicato sulle montagne, dove una vecchina che ci incontra mentre siamo un po' perse in una stradina ci dà delle indicazioni in greco (!) senza che neanche gliele chiedessimo... Compriamo la prima busta (di una serie di tre) di origano greco, nonché un'altra strana erbetta che capiamo essere una menta locale, ma che di tutto sa tranne che di menta.
Lungo la strada mi colpiscono intanto tre cose: la quantità di ulivi che ricopre l'isola (pare più di 11 milioni di piante), l'assordante fragore delle cicale e le chiesette in miniatura(monumenti funebri? cappelle votive?) che incontriamo numerose lungo il ciglio della strada.
Arrivo a Vatera: ci aspetta uno "studio" (ossia una stanza con angolo cottura) in un complesso che sta a 50 m dalla spiaggia, anzi come si usa da queste parti, ha la sua "taverna" su un patio in legno montato direttamente sulla spiaggia. Quest'ultima - davvero molto lunga - è per metà sabbiosa e per metà (quella più vicina al mare) fatta di ciottoli. Ho riscoperto così la bellezza del rumore del mare che si ritira sui ciottoli...
Acqua spettacolare. Una piscina dai colori cangianti, in cui ci si continua a vedere i piedi anche dove non si tocca. In giro pochissima gente: soprattutto greci e soprattutto famiglie (silenziose!). Il tutto ha un'aria molto "anni '50" che capiremo presto essere una caratteristica generale dell'isola, nonché la sua migliore qualità (sono semmai gli inserti moderni da turismo di massa a risultare un po' sopra le righe e fuori luogo).
Peccato per la fastidiosissima "tunza" che alle tre di notte proviene da qualche posto non lontano dall'albergo con annesso via vai di macchine e motorette!
Ma tanto il nostro angolo di paradiso per la cena l'abbiamo trovato (grazie a Matt Barrett!): si tratta della taverna Akrotiri, un ristorantino semplicissimo gestito da una famiglia di pescatori, affacciato sul porticciolo di Agios Fokas, all'ombra dei resti del tempio di Dioniso, su un lembo di terra da cui per la prima volta possiamo assistere a bocca aperta al tramonto del sole sul mare, come una pennellata di rossi e arancioni che si scioglie languida nell'acqua.
La taverna è all'altezza delle aspettative ed è il nostro primo - eccellente - contatto con la cucina greca, fatto di pesce alla griglia (a Lesvos soprattutto sardine e polpi), di aglio, di olio, di origano, di verdure cotte, di patate, il tutto innaffiato da litri e litri di ouzo e di buon vino.
Durante la permanenza a Vatera, decidiamo di fare un giro alla scoperta del Golfo di Kalloni. E così un giorno di mare lo passiamo tra Nifida (una spiaggia molto vicina allo sbocco del golfo sull'Egeo) e Skala Kalloni, dove il mare sembra in realtà un lago per le caratteristiche particolari della spiaggia e del fondale. Qui sarà divertente guardare le conchiglie trascinate dai loro abitanti camminarci tra i piedi nell'acqua. E fin qui tre spiagge, tre bandiere blu.
In questi primi giri per l'isola è subito evidente che ci sono due cose che contraddistinguono i greci dovunque siano: il backgammon (giocato su ogni tavolo disponibile) e la fissa per il "freddoccino", una specie di cappuccino/frappè gelato (un bicchierone gigante che non so come riescano a bere senza un conseguente attacco di colite, ma di cui non a caso alla fine lasciano sempre un fondino!).
Dopo il rientro a Mytilene per il cambio di macchina (e le tre ore a fare su e giù per la parallela del lungomare, senza neppure accorgersi che esiste un porto vecchio dall'altra parte del castello), ci avviamo verso la nostra seconda tappa: Molyvos, a nord dell'isola, dove - ci dicono tutte le fonti - ci aspettano tramonti ben più spettacolari.
Strategicamente scegliamo di stare a dormire a Petra, una località sulla costa a dieci minuti da Molyvos, presso un complesso di "studios" in una stradina interna che ha il grandissimo pregio del silenzio (e del piccolo terrazzino sui cui fare colazione) e il grandissimo fastidio degli insetti che - se non si sta attenti - si ritrovano nel letto (in particolare puzzolentissimi cimici).
Prima sera, primo tramonto da lasciarci senza fiato.
Per cena decidiamo di provare un altro posto suggerito da Matt Barrett, Avlaki, una taverna che si affaccia direttamente su una spiaggetta privata e da cui si vede il promontorio su cui sorge Molyvos e di fronte la costa turca.
Il giorno dopo, poiché a Petra il mare è un po’ agitato (il meltemi che spira su tutta l’isola qui a nord produce questo fastidioso effetto collaterale) esploriamo le spiagge intorno, innanzitutto quella di Anaxos (dove solo quando stiamo per andare via troviamo l’angolo con l’acqua cristallina e senza alghe), poi imbocchiamo un’assurda strada che si inerpica per le montagne (con curve senza guard rail a strapiombo sul mare o sulle valli sottostanti) alla ricerca di una spiaggia di cui abbiamo letto, ma che non troviamo. Così seguiamo il sentiero per la spiaggia di Kalo Limani (uno sterrato su cui la povera Hyundai Getz si difende come può) che ci porta a scoprire paesaggi bellissimi, ma ci conduce infine ad una spiaggia carina, ma invasa di alghe (dove però non manca la taverna!).
La sera cena a Molyvos, che al confronto con i posti fin qui visitati ci appare – a primo acchito – come una meta turistica molto gettonata, con negozi di souvenirs in ogni dove, ristoranti e taverne in sequenza quasi ininterrotta e fiumi di gente. Lì per lì restiamo un po' basite, sebbene il posto che abbiamo scelto per andare a mangiare, The captain’s table, dimostra di essere uno dei migliori fin qui provati per qualità del cibo e professionalità. Qui scopriamo che una componente fondamentale della cucina greca è l’aneto (che, un po’ come l’origano, i greci mettono dappertutto) e che la purea di fave non è solo famosa nella cucina pugliese (fave e cicoria), ma anche in quella greca (e ricordatevi: la cipolla cruda ci sta da dio!!).
Per fortuna a Molyvos ci torniamo anche di pomeriggio per una visita al castello e una passeggiata nel centro storico. Così capiamo che non è affatto una cittadina invasa da turisti (concentrati solo in alcune strade), ma è invece una tipica città greco-turca, con le sue stradine, le sue case arroccate, le sue ringhiere fiorite e una strepitosa vista dal castello che spazia dalla costa turca alla baia dove si trovano anche Petra e Anaxos. Inoltre, quasi per caso, ci accorgiamo che la spiaggia cittadina di Molyvos è praticamente la più bella della zona: ciottoli di tutte le tonalità del grigio, acqua limpidissima col fondale di sabbia, vista del castello dal mare, pontile dell’antica fabbrica trasformata in albergo, mare sempre calmo, docce, bagni, spogliatoi e aree coperte gratis per tutti. Ennesima bandiera blu.
A dire la verità, la disponibilità di servizi gratuiti di vario genere sulle spiagge dell’isola – come capiremo ben presto – è una caratteristica comune, così come la possibilità di fare un giro su un divano gonfiabile trascinato da un motoscafo sull’acqua ad elevata velocità!
Il nord dell’isola ci riserva ancora una gradita sorpresa: le terme di Eftalou. Proseguendo la strada dopo Molyvos si raggiunge un piccola spiaggia dove è stata realizzata una piscina in muratura sulle sorgenti di acqua termale a 40° all’interno di un ambiente in pietra con la volta a botte (secondo lo stile degli hammam mediorientali). L’esperienza è molto divertente, perché alterniamo immersioni nella piscina termale con bagni nel mare subito all’esterno. Da qui a piedi – attraverso un piccolo sentiero che costeggia il mare – si arriva alla Golden beach, una lunga spiaggia protetta da colline dorate (dove qualcuno azzarda il bagno senza costume!).
Alla prossima puntata per il racconto del sud-ovest dell'isola!!
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