Devo confessare che non ho visto la seconda puntata della saga, Il principe Caspian, cosicché quando, in questa terza avventura, mi sono trovata di fronte al ragazzotto belloccio che lo interpreta, Ben Barnes, e che affianca Lucy (Georgie Henley) ed Edmund (Skandar Keynes) sono rimasta un attimo spiazzata. Ma dove sono finiti Peter e Susan?
Per fortuna questi capitoli delle vicende di Narnia sono sostanzialmente indipendenti l'uno dall'altro. E così, nonostante il salto temporale e narrativo, anche questa terza puntata è filata via liscia.
La novità è che, insieme ai personaggi ormai ben noti, è comparso il cugino Eustace (Will Poulter), schizzinoso ragazzino pseudointellettuale, nella cui casa sono ospiti Edmund e Lucy durante la guerra. Non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che il prossimo salvatore di Narnia nella immancabile quarta puntata sarà proprio Eustace, conquistato alla causa e temprato nel carattere proprio dalla partecipazione al viaggio del veliero.
Gli ingredienti del racconto d'avventura per ragazzi sono tutti al loro posto: l'eterna lotta tra il bene e il male, gli incantesimi da rompere, gli animali parlanti, i mostri da sconfiggere, il confronto con le proprie paure, il coraggio e l'immancabile happy end.
D'altra parte, tutta la saga di Narnia - e non solo quella - è basata sui medesimi principii, a partire dalla trovata iniziale della casuale individuazione di un passaggio insospettabile dal mondo reale a quello magico di Narnia.
Il godimento visivo - anche grazie all'uso del 3D - è sempre molto elevato. Lo è forse meno l'impalcatura narrativa.
Perché è vero che gli ingredienti sono sempre gli stessi, ma è evidente che il risultato finale dipende molto dall'abilità di chi li amalgama e ne ricava un piatto equilibrato e gustoso. In questo caso si tratta di capire se il demerito è dello scrittore, C. S. Lewis, o della sceneggiatura portata sullo schermo dal regista Michael Apted.
La sceneggiatura mostra senza dubbio qualche cedimento e, sebbene il ritmo resti piuttosto sostenuto, il tutto appare schematico e prevedibile, poco avvincente per un pubblico che abbia superato i 10 anni di età.
Non così per il primo capitolo della saga, Il leone, la strega e l'armadio, che, nella sua forse maggiore ingenuità cinematografica e nel puntare di più sulle dinamiche relazionali tra i protagonisti piuttosto che sugli effetti speciali, colpisce dritto al cuore e muove passioni ed emozioni di grandi e piccini.
Insomma, in una freddissima serata natalizia, circondata da tutti i miei nipoti, Il viaggio del veliero registra reazioni ben diverse a 6, 9, 14 e 37 anni, cosicché il nostro piccolo gruppo si spacca decisamente a metà: i piccoli hanno apprezzato, adolescenti e grandi ne escono piuttosto indifferenti.
Chissà, forse è solo la nostra incapacità, ma mano che cresciamo, di riconoscere la magia come sempre nuova, di vivere ogni esperienza come unica ed emozionante in sé invece di metterla su una scala di valutazione comparativa con le precedenti. Del resto, siamo condannati a crescere...
Voto: 3/5
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