In fondo Precious è un po' come Shrek, perché si può sostanzialmente raccontare come una fiaba classica, con l'unica differenza che molti dei luoghi comuni che le caratterizzano sono completamente capovolti.
C'è infatti una cenerentola indifesa, ma con grandi potenzialità e risorse, che è finita nelle grinfie di un uomo nero e di una matrigna cattiva, fino a quando non arriva il principe azzurro che - con il suo amore - la libera dal sortilegio e le offre una possibilità di vita e di riscatto.
Il fatto è che la cenerentola indifesa si chiama Clareece Precious Jones (Gabourey Sidibe) (un nome che suona come una beffa), ha 17 anni, è nera, obesa, vive nei bassifondi di Harlem, è incinta per la seconda volta del padre che la violenta, e sostanzialmente fa la serva di una madre nullafacente e violenta (interpretata da Mo'nique). Precious ha, però, straordinarie potenzialità e risorse, sia esterne, visto che con un ceffone è in grado di abbattere praticamente chiunque, ma soprattutto interiori, tanto che nei momenti più difficili della sua difficilissima esistenza si immagina diva del cinema, vestita da gran sera, ambita da fotografi e fan, affiancata da un ragazzo giovane e bellissimo, ovvero magra, bionda e ricca. In ogni caso, si muove leggiadra al ritmo della musica nera anni '80 e '90 (fantastica, tra l'altro, la colonna sonora).
L'uomo nero non vive nei boschi oscuri, bensì è un padre senza volto e dalle poche parole, che abusa di lei senza limiti né vergogna.
La matrigna cattiva è la sua vera madre, invidiosa del fatto che il suo compagno preferisca sua figlia a lei, abbrutita dall'esistenza, priva di qualunque forma di delicatezza e compassione, fonte di una violenza senza sconti.
Ma ecco arrivare infine il principe azzurro. In realtà, si tratta della signorina Rain (Paula Patton), una giovane insegnante di colore della scuola cosiddetta alternativa (cioè di recupero) dove Precious viene spedita dopo essere rimasta incinta per la seconda volta. La scuola si chiama "Each one, teach one" e raccoglie ragazze che, per i motivi più vari, sono finite ai margini e la scuola tradizionale non riesce ad assorbire. La signorina Rain è gay (vive con la sua compagna Catherine ed accoglie in casa Precious scappata da sua madre), ed ha una grande passione per l'insegnamento e un gran cuore.
Le squinternate, ma divertenti compagne di scuola di Precious (e d'ora in poi - mi raccomando - se vi chiedono qual è il vostro colore preferito rispondete "il beige fosforescente") saranno anche loro un tassello importante del suo percorso di liberazione, un po' come i sette nani per Biancaneve...
L'incantesimo è l'affetto e la fiducia che la signorina Rain dà a Precious, e che le consentono di imparare a leggere e scrivere e cominciare quel processo di affrancamento e di riscatto dal mondo di sopraffazioni, bugie e dolore in cui vive.
L'immagine di Precious che cammina per le strade di New York con il suo bambino in braccio e la piccola "Mongo" per mano (la sua prima figlia affetta dalla sindrome di Down) è la speranza di un futuro migliore.
Insomma, signori, è una fiaba. E così va presa. I cattivi sono cattivi, e i buoni sono buoni. L'happy end è d'obbligo e la speranza pure. C'è spazio per le fiabe anche nello squallore dello stagno melmoso di un'orchessa.
La figura di Precious è la rappresentazione massima del film. Obesa e pesante, ma anche leggiadra e ottimista.
Così, raramente si incontra al cinema un film che sa essere così crudamente duro e realistico nella rappresentazione della bassezza umana e, al contempo, così leggero, ricco di aperture, capace di parlare con soavità di temi che sono macigni, di farci ballare e sorridere nella tragicità del contesto.
Più ci penso e più mi è piaciuto. Non un capolavoro, ma un'operazione cinematografica intelligente e riuscita, un impianto narrativo efficace.
Del resto, non c'è storia che funzioni meglio di una favola.
Voto: 4/5
Il trailer in inglese (più espressivo linguisticamente di quello italiano)
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