Bocche di donna / Stella Duffy; trad. di Marta Mazzola. Venezia: Marsilio, 2009.
I libri di Stella Duffy, nel raccontarci le avventure dell'investigatrice londinese Saz Martin, sono sempre una lettura gradevole e leggera, senza essere banale.
Inoltre, avendo seguito fin qui i cambiamenti di vita di Saz Martin (ma devo recuperare Calendar girls e Beneath the blonde), la curiosità di sapere come andrà a finire nella sua nuova vita di mamma della piccola Matilda e con la sua compagna Molly mi ha spinto inevitabilmente verso la lettura di quest'ultimo capitolo della "saga".
Si tratta di una storia anomala rispetto alle precedenti perché, se è vero che il coinvolgimento personale di Saz nelle sue indagini è sempre molto elevato, in questo caso non si può realmente parlare di un'indagine. Il romanzo risale piuttosto alle radici e alle motivazioni delle azioni di una fase della vita di Saz, l'adolescenza, di cui finora non conoscevamo praticamente nulla.
Non c'è di fatto nessun assassino o vero mistero da scoprire, bensì lo svelamento di un passato in parte oscuro, la cui scoperta - come sempre - Stella Duffy riesce a dosare sapientemente, introducendo nella narrazione brevi flashback che ci raccontano emozioni ed episodi lì per lì decontestualizzati, ma che al termine del racconto si compongono in un quadro coerente.
La prima parte del romanzo (se si tralascia qualche errore di traduzione e qualche refuso editoriale un po' fastidioso) risulta piuttosto intrigante e coinvolgente, soprattutto perché ci conduce alla scoperta di quell'età difficile e spesso crudele, ma sempre determinante rispetto ai destini e all'evoluzione psicologica individuale, che è l'adolescenza.
Peccato che l'attesa partecipata di questa prima parte venga in parte delusa nella seconda metà del romanzo, che da un lato forza eccessivamente la mano, dall'altro risolve un po' semplicisticamente alcuni nodi, in particolare quello del rapporto tra Saz e Molly e delle conseguenze del non detto che si è insinuato tra di loro.
Certamente Bocche di donna non è tra i romanzi più memorabili della Duffy, ma è pur sempre una lettura che vale la pena per gli amanti del genere.
Voto: 3/5
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