Sarò breve. E non è la solita frase di circostanza che i logorroici utilizzano quando in realtà stanno per affliggere i loro ascoltatori con un discorso lunghissimo. Sarò realmente breve, perché questo è esattamente quel tipo di film di cui non posso certamente parlare male, ma del quale alla fine non ho molto da dire.
Roman Polanski ha qualità registiche indubbie (e non sono certo io a doverlo dire), la sceneggiatura è solida grazie anche al romanzo da cui è tratta (The ghost di Robert Harris), Ewan McGregor (il ghostwriter senza nome del titolo) è in splendida forma sia fisicamente che attorialmente, l'isola del New England in cui è ambientata la storia e la casa sulla spiaggia del primo ministro Adam Lang (Pierce Brosnan) sono decisamente belle e inquietanti per fare degnamente da scenario al thriller politico, Olivia Williams nel ruolo di Ruth, la moglie di Lang, è sufficientemente ambigua e seducente da risultare credibile. L'ho pure visto in lingua originale, scoprendo con piacere che dopo circa un'ora di film cominciavo anche a capirci qualcosa e a collegare parlato e sottotitoli. Insomma, i pezzi del puzzle c'erano tutti.
Eppure, questo è il classico film che non mi smuove, né mi lascia tracce. Credo che non farò fatica a dimenticarlo entro qualche settimana, nonostante la mia tendenza quasi patologica a ricordare quasi tutto e spesso nel dettaglio.
Sarà perché di intrighi politici ne abbiamo di ben più appassionanti nella realtà al punto tale che quelli sul grande schermo sembrano divertissement per studenti universitari, sarà perché il genere del thriller collocato tra politica e spionaggio fondamentalmente non mi appassiona, sarà che non riesco più ad accettare l'idea di uscire da un cinema senza una riflessione che non sia un minimo più mia, che non aggiunga qualcosa al mio ordinato groviglio interiore. Ma, insomma, per farla breve, non un brutto film, anzi; però nemmeno un capolavoro, e soprattutto vi deve davvero piacere il genere.
Voto: 3/5
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