Il film mi era sfuggito al momento della sua uscita, ma per fortuna l'ho potuto recuperare in quella che resta una straordinaria risorsa per la città di Roma, la sala del cinema Delle Province, dove andare a vedere un film quasi nuovo costa da 3 a 4 euro!
Certo, ha tutto l'aspetto di un cinema parrocchiale e il pubblico è a dir poco eterogeneo, però devo dire che mantiene un suo fascino un po' retro.
Il film gira attorno ai due classici protagonisti dei racconti di Conan Doyle, Sherlock Holmes (Robert Downey Jr.)e il suo fidato dottor Watson (Jude Law), e ci racconta una delle loro avventure, quella contro il cattivo Blackwood (Mark Strong).
Direi, però, che la cosa più importante non è la storia, ma il modo in cui sono rappresentati i personaggi e in cui è resa l'ambientazione londinese. La scenografia è quella di una Londra sporca, tetra, piovosa, animata da un'umanità sordida, in cui però allo stesso tempo si erge in tutta la sua maestosità il Parlamento col suo Big Ben e si sta costruendo quella straordinaria opera di ingegneria che è il Tower Bridge.
Holmes e Watson non sono la solita coppia cui siamo abituati, ossia rispettivamente un inappuntabile gentiluomo inglese dotato di grande acume e un fidato amico, ma non esattamente di intelligenza pronta.
Guy Ritchie trasforma Holmes in un genio mentecatto, come lo chiamerebbe una mia amica, ossia una persona dotata di un'intelligenza e di una capacità di osservazione e previsione fuori dal comune, di un'intuizione senza confronti, di una cultura superiore, ma incapace di fare i conti con la quotidianità, intrappolato in un'impossibile relazione amorosa con una criminale (Rachel McAdams), egoisticamente impegnato a far saltare la relazione di Watson con la dolce Mary (Kelly Reilly), bisognoso di sfogare la sua interiore irrequietezza nello scontro fisico, anche quando non necessario.
Watson, invece, è un medico inappuntabile, legato da un affetto fraterno ad Holmes, dotato di un'intelligenza razionale e sobria e di una eccellente capacità di farsi valere anche nello scontro fisico, con un unico difetto, la passione per le scommesse e il gioco d'azzardo.
La loro interazione è divertente e scoppiettante, la storia è raccontata con un sapiente mix di azione e ragionamento, i flashback si alternano con i flashforward e con le sequenze rallentate.
Le scene di pugilato con Robert Downey Jr. sudato e sporco, ma in ottima forma fisica, mi hanno ricordato alcuni momenti di Fight Club. Downey Jr., ex ragazzo prodigio di Hollywood, poi caduto in parte in disgrazia, è perfetto nel rappresentare questo Holmes, e Jude Law è abbastanza damerino per rappresentare questo Watson che sa anche sporcarsi le mani.
L'amica con cui sono andata al cinema commentava che si tratta di un film troppo intellettuale per le masse di spettatori, ma troppo poco per gli intellettuali snob, e forse per questo non ha avuto il successo che ci si aspettava. Maybe.
Io, comunque, l'ho trovato uno spettacolo godibile, senza essere stupido, un giallo di altri tempi, ma intriso di modernità, con soluzioni grafiche (vedi in particolare i titoli di coda) e cinematografiche di grande qualità, quindi tutto sommato un prodotto riuscito, con l'unica pecca di risultare alla fine forse un po' troppo studiato a tavolino.
E Guy Ritchie dimostra di saper fare il mestiere di regista.
Voto: 3,5-4/5
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