Approfittando di un sonnacchioso pomeriggio agostano mi sono finalmente decisa ad andare a vedere la mostra di fotografia attualmente in corso alle Scuderie del Quirinale (aperta fino al 30 agosto).
La mostra Scatti di guerra, a cura di Marco Delogu e Umberto Gentiloni, è dedicata a due fotografi molto diversi, Tony Vaccaro e Lee Miller, accomunati dal fatto di aver documentato con le loro fotografie quella fase della seconda guerra mondiale che comincia con lo sbarco in Normandia.
Lo sguardo dei due è profondamente difforme.
Tony Vaccaro è un giovane soldato italo-americano che partecipa allo sbarco e che racconta poeticità e prosaicità della guerra, cercando - anche attraverso la sperimentazione di una nuova tecnica fotografica - di cogliere l'istante dell'espressione.
Elizabeth "Lee" Miller inizia la sua carriera come modella, diventando musa e compagna del grande artista e fotografo Man Ray e frequentando gli ambienti culturali più significativi dell'Europa dell'epoca. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, riesce a partecipare, come corrispondente di guerra per conto dell'esercito americano, alle azioni militari che vanno dallo sbarco in Normandia alla scoperta dei campi di concentramento.
La mostra è ben allestita, collocando le foto dei due fotografi su due pareti affrontate, perché sia più evidente il confronto, sebbene in alcuni punti non sia del tutto chiaro a chi attribuire le fotografie.
Personalmente ho trovato il percorso interessante, sebbene una più approfondita contestualizzazione delle singole foto avrebbe certamente aiutato la lettura.
Da un lato ho scoperto la straordinaria figura di Lee Miller che non conoscevo, personaggio affascinante e che merita certamente qualche approfondimento.
Sul piano fotografico, mi hanno però emozionato soprattutto le foto di Vaccaro, di cui mi ha colpito lo sguardo giovane e ingenuo. Alla nitidezza ed estrema professionalità delle foto della Miller (pur interessanti) ho preferito la sgranatura e lo sfocato che caratterizzano molte foto di Vaccaro. Ma - è chiaro - sono gusti del tutto personali.
Consiglio dunque certamente la mostra sia a chi ama la fotografia (visto che di mostre fotografiche classiche e di buon livello non se ne vedono molte in giro) sia a chi ha un gusto più documentaristico e vuole leggere da un altro punto di vista questo importante pezzo di storia.
Solo un appunto finale: qualcuno dovrebbe dire ai responsabili delle Scuderie del Quirinale (ma la stessa cosa vale per il Palazzo delle Esposizioni, dove ero andata a vedere il - a mio parere - poco convincente Festival internazionale della fotografia), che non è possibile sottoporre i visitatori alla tortura di un'aria condizionata che richiederebbe una bella giacchetta pesante in piena estate ;-))
Impossibile godersi con calma foto (o installazioni) in queste condizioni!
Voto: 3/5
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