lunedì 24 novembre 2025

Bugonia

Remake del film sci-fi sudcoreano del 2003 Jigureul jikyeora! di Jang Joon-hwan, l’ultimo lavoro di Yorgos Lanthimos sembra proseguire senza soluzione di continuità quanto iniziato con Kinds of kindness: ancora Emma Stone e Jesse Plemons al centro della narrazione, stesse location e stesse scelte estetiche, e per certi versi tematiche non dissimili, e comunque in linea con il suo gusto per il paradosso.

Il titolo del film, Bugonia, è una parola greca che viene da un episodio delle Georgiche di Virgilio che racconta come dalla carcassa di un bue morto nasca nuova vita sotto forma di uno sciame di api.

E non a caso, al centro del film di Lanthimos, c’è Teddy Gatz (Jesse Plemons) che vive, insieme a suo cugino autistico Don (Aidan Delbis), in una casa isolata in Georgia e con lui gestisce appunto un allevamento di api. Teddy, che ha una storia familiare e personale alle spalle non certo semplice, vive in uno stato di folle paranoia, alimentato da teorie complottiste su cui fa instancabili ricerche, secondo le quali una specie aliena, gli andromediani, si sarebbero mescolati agli umani per farli estinguere, esattamente come sta accadendo con le api.

In questa sua paranoia Teddy è convinto che Michelle Fuller (Emma Stone), dirigente di una grossa multinazionale, sia un’aliena e decide di rapirla per costringerla a rivelare la verità. È così che nel basement della casa inizia questo confronto a due tra Teddy e Michelle, l’uno sempre più folle ed estremo, l’altra intenzionata a usare tutte le armi manipolatorie di cui è dotata.

Ne viene fuori una narrazione dall’impianto quasi teatrale in cui i generi e i registri si mescolano e si confondono, dal grottesco al thriller psicologico, dallo splatter al dramma sociale, dallo sci-fi alla violenza improvvisa e quasi gratuita.

Non c’è dubbio che – come altri registi in questo periodo storico – anche Lanthimos abbia voluto e voglia esplorare alcune dimensioni patologiche della contemporaneità, in particolare lo scontro in atto tra visioni sempre più polarizzate e singolarmente indifendibili, ma mi pare che l’approccio del regista greco, almeno in Bugonia, sia più quello del divertissement che quello del film “impegnato” o comunque alla ricerca di un significato specifico, che è poi ciò che vado pensando e dicendo già da un po’ sulla sua cinematografia.

Lanthimos ha fatto scuola con il suo cinema paradossale e grottescamente allegorico (e anche in questo caso trovo azzeccata la straordinaria mossa ironica di nobilitare in qualche modo il complottismo), ma ormai non è più l’unico e forse nemmeno il più originale su questo piano (si veda Good boy, l’ultimo film di Komasa), e soprattutto ha perso un po’ di sostanza, spostandosi sempre di più verso un manierismo di sé stesso che finisce per non convincere più.

Secondo me Lanthimos ha bisogno di dare una sterzata alla sua cinematografia, di trovare nuovi stimoli e nuove strade, anche se potrebbero essere per lui e per il pubblico meno rassicuranti. Io lo aspetto al varco.

Voto: 3/5


2 commenti:

  1. Condivido. E' il film più lineare e meno "disturbante" di Lanthimos, che comunque fa divertire parecchio. Stone e (soprattutto) Plemons bravissimi, ma di sicuro non è un lavoro sconvolgente...

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    1. Sicuramente godibile. Ma Lanthimos può fare di meglio...

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