mercoledì 21 maggio 2025

Filippo Timi live. Non sarò mai Elvis Prestley. Argot studio, 12 aprile 2025

Come già un po’ si capisce dal titolo dello spettacolo, Filippo Timi torna a teatro con una performance anomala, difficile da definire, un po’ concerto, un po’ flusso di coscienza, un po’ divertissement.

Sul piccolo palco del Teatro Argot Studio il pavimento è coperto dal telone a strisce bianche e rosse di un circo e ai lati campeggiano due grandi cartonati che rappresentano un rinoceronte e un gorilla. Sullo sfondo vanno le immagini di trasmissioni televisive degli anni Ottanta e Novanta, in negativo.

Sul palco il giovane Lorenzo Minozzi, che accompagna musicalmente la performance di Timi.

È già da un po’ di tempo che Timi sembra attraversare un momento particolare della sua vita: io lo interpreto come una crisi di mezza età, in cui da un lato cominci a vedere all’orizzonte e ad essere ossessionato dalla paura della malattia e della morte, dall’altro – nell’idea di non avere tempo – non ne puoi più di fingere, di tenerti le cose dentro, di non dire al mondo le tue verità.

Ebbene, i suoi spettacoli ultimamente oscillano tra cose molto belle e riuscite e altre un po' strane, perché sembrano sempre di più l’occasione per tirare fuori verità e quasi “sfogarsi” davanti al pubblico, producendo un effetto che è divertente ma anche angosciante, in alcuni casi addirittura cringe.

In questo caso, Timi innanzitutto si esibisce in un repertorio di canzoni scritte da lui stesso e che sono accompagnate dall’handpan (due modelli diversi) che suona in prima persona e dagli arrangiamenti musicali di Minozzi, mentre sulla parete di fondo del teatro vengono proiettati i video che supportano le musiche.

Tra una canzone e l’altra racconti di episodi allegri e meno allegri della propria vita, riflessioni sull’esistenza, commenti sulla società, su sé stesso, sui propri colleghi, piccoli scambi di battute col pubblico.

Come tutto questo si tenga insieme non è dato saperlo, e soprattutto quando lo spettacolo termina ci guardiamo tutti un po’ spaesati, con un groppo in gola e un peso sullo stomaco, sperando che Filippo Timi, senza perdere tutto quello che una crisi di mezza età aiuta a maturare, possa ritrovare una strada artistica e personale che gli corrisponda in questa seconda parte della sua vita.

Glielo auguro di cuore, sia umanamente che professionalmente, perché in qualche modo mi sembra quasi di comprendere come si sente e forse proprio per questo l’impatto emotivo di questa fase della sua vita su di me è particolarmente pesante.

Voto: 2,5/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!