lunedì 7 aprile 2025

Mickey 17

Di Bong Joon-ho finora ho seguito soprattutto la produzione più strettamente coreana, da Mother a Memorie di un assassino fino all’acclamatissimo Parasite, che anche io ho amato molto.

Tramite questi film ho imparato a comprendere lo stile del regista sudcoreano e le sue peculiarità, e - nonostante alcuni aspetti che la distanza culturale mi rende non pienamente intellegibili - ho imparato ad apprezzarne poetica e narrazione.

Non ho visto invece Snowpiercer, film fantascientifico e post-apocalittico ispirato a un graphic novel francese, che, pur riprendendo alcuni elementi chiave della poetica di Bong Joon-ho, come ad esempio la lotta tra ricchi e poveri, era certamente molto più vicino a un immaginario e una narrazione occidentali, e prevalentemente occidentale era anche il cast.

Credo dunque che questo ultimo film, Mickey 17 (a sua volta una sceneggiatura non originale, tratta dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton del 2022, e che - come mi fa notare mio nipote P. - ricorda molto il film del 2009 Moon con Sam Rockwell) si inserisca in una ideale linea di continuità proprio con quel film del 2013 (con cui condivide la produzione statunitense, che in questo caso sostituisce e non si affianca a quella sudcoreana).

Anche qui ci muoviamo nel territorio della fantascienza e in un ambito narrativo distopico.

Siamo in un futuro non proprio lontanissimo in cui la terra è diventata in parte invivibile e un ricchissimo politico che è rimasto escluso alle ultime elezioni, Kenneth Marshall (Mark Ruffalo), insieme alla moglie Ylfa (Toni Collette), guida una missione spaziale diretta verso un pianeta che vuole popolare di esseri umani.

Essendo debitore – insieme all’amico Timo - di un boss che gli ha giurato vendetta, Mickey Barnes (Robert Pattinson) si iscrive a questa missione come expendable (sacrificabile). In pratica, Mickey sarà utilizzato come cavia tutte le volte che ci sarà qualcosa da sperimentare di potenzialmente letale, e dopo la morte sarà ristampato da un’apposita macchina e nel suo cervello saranno riversato tutto il contenuto del Mickey morto.

Dall’inizio della missione Mickey è alla sua versione 17, ed è proprio lui che conosciamo all’inizio del film. È qui che, per una serie di coincidenze fortuite, il meccanismo si inceppa producendo una serie di conseguenze più o meno imprevedibili.

Personalmente, ho trovato compatta e di grande impatto la prima parte del film, quella che parte dal momento in cui Mickey 17 sta per morire e che racconta in un lungo flashback come si è arrivati fin lì.

Da questo momento in avanti, che poi è la parte centrale del film, ho avuto la sensazione che la narrazione si andasse sfilacciando e che il film procedesse per accumulazione, rischiando nel complesso di girare un po’ a vuoto.

Attenzione: Bong Joon-ho è un signor regista e questo è fuori discussione, però, man mano che si procede nella visione, l’oscillazione tra il puro divertissement (un film fantascientifico distopico senza particolari intenti) e il film impegnato politicamente e socialmente si fa sempre più incerta, e nel racconto si vanno accumulando elementi che spesso restano un po’ superficiali per risultare davvero incisivi.

Devo anche ammettere che il mix di generi che è tipico del registo sudcoreano – che nella stessa scena è in grado di virare dal drammatico al grottesco – in questo film risulta a mio avviso meno riuscito, o forse quello stile grottesco che in un film di impianto e ambientazione sudcoreana non appare stonato, ma perfettamente coerente con tutto il resto, una volta trasportato in un universo narrativo a noi più familiare facilmente si muta in ridicolo e perde parte della sua potenza emotiva.

Pattinson è bravo nel suo personaggio e nelle sue diverse varianti; Ruffalo e Collette mi pare che ormai ripropongano in film diversi lo stesso personaggio, risultando quindi meno incisivi col passare del tempo.

Detto ciò, il film risulta inquietante per quanto assomiglia alla realtà che stiamo vivendo e a quella che si prefigura nel nostro futuro. E nonostante il finale pieno di speranza, non si esce dal cinema a cuor leggero.

Voto: 3/5


2 commenti:

  1. All'inizio anch'io ho avuto i tuoi stessi dubbi, ma poi l'ho rivisto, ci ho riflettuto e mi sono detto che mi è piaciuto ;) mi è piaciuto il registro volutamente "cazzone" del film ma coerente dall'inizio alla fine (le sceneggiature di Bong sono a prova di bomba). Il punto debole sono i temi trattati, che sono più o meno sempre gli stessi, da questo punto di vista non c'è stata molta evoluzione, però l'ho trovato un ottimo divertissement. Certo, dopo "Parasite" ci si aspettava ben altra cosa, ma Bong mi sta simpatico (anche) per questo suo essere sempre spiazzante...

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    1. Ma in realtà sono sostanzialmente d'accordo con te!

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