V13. Cronaca giudiziaria / Emmanuel Carrère; postfazione di Grégoire Leménager; trad. di Francesco Bergamasco. Milano: Adelphi, 2023.
V13 è il primo libro di Emmanuel Carrère che leggo. Ne ho alcuni altri, ma non mi ero mai decisa, anche perché ne ho sempre sentito parlare in maniera ambivalente. Molti mi dicevano delle sue grandi qualità sul piano della scrittura, ma qualcuno lamentava il suo narcisismo, molto evidente quando parla di storie che lo riguardano in prima persona. Ebbene, penso che cominciare con V13 sia stata una scelta azzeccata, sebbene sostanzialmente fortuita.
Come dice il sottotitolo, V13 è una cronaca giudiziaria, quella del processo per gli attentati terroristici compiuti a Parigi venerdì 13 novembre 2015, per l'esattezza quello in parte fallito allo Stade de France, le uccisioni ai tavolini dei due ristoranti Le Carillon, in Rue Alibert, e Le Petit Cambodge, in Rue Bichat, e la strage al Bataclan dove era in corso il concerto degli Eagles of Death Metal. Per quasi un anno Emmanuel Carrère ha seguito il processo per conto del giornale L’Obs insieme ad altri giornalisti della stessa testata. I resoconti sono stati pubblicati settimanalmente sul giornale, poi Carrère li ha riordinati, parzialmente risistemati e organizzati nelle tre parti, Le vittime, Gli imputati, La corte, che compongono questo libro, pubblicato in Italia da Adelphi.
Quello di Carrère è al contempo un racconto fedele e attento delle fasi del processo, con un'attenzione non solo e non tanto ai fatti che emergono, ma anche alla ratio delle procedure, nonché un'occasione di conoscenza dei suoi protagonisti, vittime, familiari delle vittime, imputati, avvocati, giudici.
Se l'ondata emotiva è attesa e inevitabile quando si parla delle vittime e dei familiari delle vittime, e l'empatia per il loro dolore e l'orrore per quanto subito sono massime e immediate, colpisce ancora di più la capacità di Carrère di raccontare gli imputati, tra l'altro tutti pesci piccoli, a parte Salah Abdeslam che faceva parte del commando suicida e che non è chiaro perché non sia morto insieme agli altri. È evidente che in questo caso i sentimenti suscitati sono molto più ambivalenti, e l'empatia non solo non è scontata ma può risultare persino inopportuna; Carrère però non si sottrae al tentativo di comprendere, e anche in questo caso - sebbene sia necessario un salto razionale, nonché culturale - riusciamo se non a entrare nella testa di alcuni degli imputati, almeno a cogliere alcune storture e anomalie del procedimento, nonché a evitare l'approccio "noi/loro" che non è certamente la strada giusta da percorrere.
Nella terza parte, quella dedicata alle varie figure del processo, giudici, avvocati, pubblici ministeri ecc., Carrère fa un'operazione se vogliamo persino più ardita. Oltre a mostrarci le capacità e la bravura di alcuni di loro, ci aiuta a comprendere i meccanismi processuali e dunque il senso del lavoro di tutti coloro che sono coinvolti nel dibattimento, anche di quelli che difendono gli imputati, persino quelli apparentemente più indifendibili, nel presupposto che un processo - soprattutto uno di questa portata - ha anche un valore politico ed esemplare, e dunque la sentenza non è il risultato di un'operazione matematica, perché su di essa agiscono molti fattori sottili e immateriali.
Se dunque - come mi dicono - il difetto principale di Carrère è quello di rubare la scena agli altri personaggi delle sue storie con il suo essere ingombrante, in questo caso non si può dire altrettanto. Carrère quasi scompare a tutto vantaggio dei protagonisti della storia, soprattutto alcuni che nella sua esperienza sono risultati particolarmente determinanti, ad esempio tra i familiari delle vittime Georges Salines e Nadia Mondeguer, tra gli avvocati Negar Haeri e Xavier Nogueras.
V13 è una lettura al contempo devastante ed entusiasmante, per la maniera straordinaria in cui ci accompagna nei meandri della giustizia e delle sue imperfezioni (dovute al fatto che la passione riesce sempre a intrufolarsi nelle maglie del diritto), nonché nei misteri della mente umana, capace di profondissimi abissi e altissime vette, entrambi difficili da comprendere.
Voto: 4/5
Letto e spesso dovevo fermarmi. Emotivamente forte.
RispondiEliminaSe leggerai 'L'avversario ', al male non c'è mai fine, continuerai ad ammirare la sua capacità di raccontare oltre una storia talmente surreale che pare finta ma non lo è per niente.
Ciao.
Lo leggerò certamente. Al momento sto leggendo Limonov e mi sta piacendo molto!!
EliminaVorrei leggerlo anch'io perché è in uscita il film che dalle recensioni credo però sia meno bello del libro. Attendo tua recensione dunque.
RispondiEliminaVorrei finire il libro prima di vedere il film ma non so se ce la farò!!
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