Pietre sante. Le figlie dell'Etna / Marcello Proietto. Viagrande: Algra, 2023.
Sono sempre inevitabilmente in difficoltà quando mi trovo a scrivere di qualcosa che proviene dall'attività creativa di un amico o di un’amica, perché oscillo tra la preoccupazione di essere troppo condiscendente in virtù appunto dell’amicizia e quella di essere troppo dura, proprio in risposta alla prima preoccupazione.
Marcello Proietto, bibliotecario e archivista, si cimenta per la prima volta con il romanzo e – come ci racconta lui stesso durante la presentazione del libro allo IED di Roma – lo fa rivolgendo lo sguardo alla sua terra d’origine, come risposta alla nostalgia di casa e all'imposizione della distanza durante la pandemia.
Pietre sante è infatti ambientato a Bongiardo, paesino alle pendici dell’Etna di cui era originaria la madre dello scrittore, a cui il libro è dedicato in quanto è venuta a mancare prima della pubblicazione del romanzo.
Come ci dice Proietto, il libro – pur essendo una purissima opera di fantasia – è stato alimentato in maniera significativa dai racconti di sua madre e soprattutto di sua nonna, che finché è stata in vita ha fatto oggetto Marcello delle sue memorie d’infanzia.
Ed effettivamente il merito secondo me più straordinario del romanzo è quello di restituire un ritratto vivido, riconoscibile e credibile di un paesino siciliano all'ombra dell’Etna intorno agli anni Trenta. Lo scrittore, anche in virtù delle sue competenze professionali e dell’approccio storico-archivistico che lo caratterizza, non lascia niente al caso, e – oltre a costruire un’articolata trama intorno ai racconti familiari – inserisce le storie raccontate all'interno di un contesto preciso, in cui ogni dettaglio storico è stato verificato e controllato. E questo è senza dubbio un valore aggiunto da non sottovalutare.
Sul piano strettamente narrativo la storia è quella della famiglia Pietrasanta, formata da don Cirino e donna Tina, che hanno tre figlie femmine, Maritta, Enna e Carmelina, le quali pur avendo superato da tempo l’età di matrimonio vivono ancora con i genitori in quanto il padre – deluso di non aver avuto l’agognato figlio maschio – ha deciso che le figlie non si sposeranno mai e resteranno a servirlo fino a quando vivrà.
Ma le cose – si sa – quasi mai vanno come uno se le immagina. E così dal momento in cui don Alfio Liotta posa i suoi occhi su Maritta, la grande delle figlie di don Cirino, sarà un precipitare di eventi che metterà a subbuglio la piccola comunità di Bongiardo, quel tipo di subbuglio che in una piccola comunità riesce a essere di enormi proporzioni ma anche a essere riassorbito in tempi rapidissimi.
La vividezza del racconto di Marcello Proietto è amplificata dalle scelte linguistiche, grazie a un mix perfettamente equilibrato e leggibile, quello tra una lingua italiana pulita e l’inserimento di espressioni, costruzioni grammaticali, abitudini linguistiche proprie della lingua siciliana.
Come giustamente faceva notare la presentatrice siciliana del libro allo IED, nessun siciliano – almeno nessuno che appartenga alle generazioni vicine allo scrittore, ancora di più se emigrato altrove da tempo – potrà sfuggire alla sensazione di essere catapultato nel suo passato e a vere e proprie forme di agnizione, che ho percepito pure io che, pur non essendo siciliana, vengo comunque da un paesino del sud e riconosco moltissimi dei comportamenti che caratterizzano e ancora di più caratterizzavano in passato questi ambienti.
In conclusione, consiglio caldamente la lettura di questo romanzo, che – pur un po' acerbo sotto alcuni aspetti come è normale che sia a una prima prova letteraria – si può dire una scommessa vinta per il suo autore.
Voto: 3,5/5
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