Dopo la messa in scena a novembre di Pupo di zucchero, Emma Dante fa il bis al Teatro Argentina con il Tango delle capinere, che recupera e sviluppa una parte del racconto Ballarini, uno dei tre che compongono La trilogia degli occhiali.
Protagonista di questo spettacolo è una coppia di anziani, ancora molto affiatati e legati da una passione per il ballo. Quando da un grande baule viene fuori un carillon e la melodia si diffonde nell'aria, i due anziani cominciano a ballare e questo li riporta con i ricordi indietro nel tempo, toccando tutti i momenti salienti della loro storia e della loro vita di coppia, spesso segnati da canzoni e balli, fino ad arrivare al giorno nel quale si incontrarono per la prima volta e che sembra quasi coincidere scenicamente con il giorno in cui si separano definitivamente.
I due interpreti, Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri, riescono a ottenere il massimo dai loro corpi mettendoli pienamente a servizio di questa piccola storia e delle scelte narrative della Dante.
Nello spettacolo della Dante - cosa che è diventata ormai una sua cifra stilistica - il palcoscenico è tendenzialmente buio e le luci sono molto mirate e creano atmosfera; le parole sono poche - e quelle poche in questo caso sono pronunciate in dialetto siciliano -; per il resto la storia è costruita attraverso la fisicità dei protagonisti (in questo caso esaltata dai molti momenti di ballo) e i "versi" che pronunciano (come nella esilarante scena con il bambolotto, ossia il figlio che gli è nato).
Il tono complessivo - pur attraversato da parecchi momenti giocosi e divertenti - è invero malinconico, e al termine dello spettacolo si esce dal teatro col magone.
Quella raccontata è una storia semplice, che non nasconde grandi insegnamenti, ma ci fa riflettere sulla nostra vita, quella splendida parentesi tra il nulla che c'è prima e quello che c'è dopo, e che va apprezzata e vissuta per quello che è, ossia per il senso quotidiano che le diamo.
Da parecchi punti di vista mi sembra che ci sia un fil rouge ideale che collega questo spettacolo a Pupo di zucchero: in entrambi i casi al centro ci sono delle persone anziane che riportano in vita i loro ricordi e che attraverso quei ricordi ritrovano ancora un senso di vitalità.
Al centro di entrambi gli spettacoli i temi della vita e della morte, dei ricordi e degli affetti che li attraversano, delle storie che sono parte centrale della nostra identità.
Gli spettacoli di Emma Dante si confermano ancora una volta un piacere per gli occhi e per l'anima, con la loro capacità di accendere emozioni anche contraddittorie, attraverso storie sempre ricche di una forte umanità, espressione di un ben radicato umanesimo.
Voto: 3,5/5
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