Luca Guadagnino può piacere o non piacere, ma ha un indubitabile merito, quello di essere capace di fare film molto diversi tra di loro attingendo a narrazioni e storie di diversa origine, nonché di osare sempre un po' di più, pur rimanendo fedele a sé stesso.
In Bones and all il regista italiano si ispira all'omonimo romanzo di Camille DeAngelis, rispetto al quale numerosi però sono gli interventi dello sceneggiatore David Kajganich.
In entrambi i casi al centro del racconto c'è la giovane Maren Yearly (nel film interpretata da Taylor Russell) e i suoi istinti cannibali incontrollabili. È a causa di episodi di cannibalismo che il padre di Maren deve continuamente spostarsi insieme alla figlia per non essere rintracciabile dalla polizia, fino a quando - all'ennesimo spostamento - il padre decide di abbandonare la figlia al suo destino, lasciandole sul tavolo solo una busta con dei soldi e il suo certificato di nascita.
Da qui inizia quello che è un vero e proprio racconto di formazione, dalla natura un po' horror, un po' splatter, un po' teen e un po' romantica. Maren incontra prima Sully (Mark Rylance), un altro cannibale che la introduce al "mondo dei cannibali", e poi Lee (Timothée Chalamet), anche lui un giovane cannibale che è però più consapevole del suo stato e ci ha fatto i conti, pur portandosi dietro grandi dolori e nodi irrisolti.
Maren e Lee si innamorano e condividono un viaggio on the road che porta entrambi a confrontarsi con il proprio passato e le proprie origini e Maren a intraprendere un percorso di crescita e di consapevolezza, fino alla difficile decisione finale, che sembra quasi segnare più o meno simbolicamente il passaggio all'età adulta. In questo percorso Maren dovrà fare i conti con la propria diversità e in qualche modo accettarla, con i dilemmi etici che si porta dietro, con la linea sottile che divide il bene dal male, con la difficoltà a essere compresi e il rischio di rimanere soli.
Il film di Guadagnino è ben diretto e ben recitato, e nel suo essere in qualche modo estremo e sopra le righe riesce a essere anche profondamente empatico e a suggerire molte riflessioni affatto scontate.
Voto: 3,5/5
Assolutamente d'accordo. Di Guadagnino si può dire tutto ma non che non abbia un proprio, personalissimo stile e un talento registico fuori del comune. Film esteticamente impeccabile, che rifugge la ruffianeria e regala emozioni vere. Non è poco.
RispondiElimina<3
EliminaPersonalmente non sopporto Guadagnino, ma gli do l'indubbio merito di essere un bravissimo regista - ma un pessimo narratore, imho. Questo doveva essere il suo film che avrebbe potuto farmi cambiare idea su di lui, ma... nada, e non Malanima. Anzi, pure a livello di messa in scena l'ho visto molto trattenuto...
RispondiEliminaComprendo e rispetto il tuo punto di vista. Poi ognuno ha le sue idiosincrasie ;-)
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