In scena al Teatro India l'adattamento italiano del pamphlet autobiografico dell'autore francese Édouard Louis, realizzato da Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e interpretato da Francesco Alberici.
Siamo in un garage o uno scantinato: in un angolo c'è un cumulo di sacchi neri della spazzatura. Un ragazzo li calcia rabbiosamente. Così comincia questo dialogo (che in realtà è un monologo) tra un figlio e un padre, in cui viene ripercorsa tutta la storia o quanto meno la memoria soggettiva di una relazione, fatta di molti momenti di conflitto esplicito o sotterraneo, ma anche di tenerezza e di affetto.
All'interno di una famiglia di ceto sociale basso e governata dai principi del patriarcato e da un'idea molto conservatrice della mascolinità, questo figlio un po' femmineo e certamente lontano dallo stereotipo maschile suscita imbarazzo se non vera e proprio vergogna. I condizionamenti sociali e le dinamiche familiari disfunzionali alimentano nel tempo l'incomprensione tra padre e figlio e l'impossibilità di una vera comunicazione, trascinando con sé anche gli altri rapporti familiari.
I sacchi neri aperti e tagliati in modi più o meno violenti porteranno alla luce tutte le tracce di questo passato, gli oggetti di una memoria a volte commovente, a volte dolorosa.
Ora che il figlio, andato da tempo a vivere a Parigi - dove non solo ha potuto esprimere sé stesso ma ha anche avuto successo come scrittore -, rincontra suo padre ormai anziano e quasi impossibilitato a camminare, i sentimenti che gli si animano dentro sono molteplici e contraddittori. Se da un lato la compassione verso di lui è macchiata dall'ombra dei ricordi e non riesce dunque a esplicarsi in pieno, dall'altro la constatazione dello stato di minorità del padre diventa motivo di invettiva violenta nei confronti dei governi francesi che si sono succeduti nel tempo, con tanto di nomi e cognomi, considerati - con le loro leggi ingiuste che hanno colpito soprattutto le persone socialmente più in difficoltà - la causa di questa sua condizione.
Francesco Alberici è molto bravo: intenso e commovente, credibile sia nella rabbia che nella tenerezza, capace di tenere da solo il palco e di comunicare non solo con le parole ma anche con i gesti e le azioni.
Il testo, sicuramente molto forte, sebbene non del tutto originale per i temi trattati, dal mio punto di vista ha un unico, grosso neo, ossia la convivenza tra il tema intimistico e sentimentale della relazione padre/figlio e quello dell'invettiva socio-politica. Comprendo come le due cose si parlino, ma io personalmente ho sentito un salto molto forte, al punto da pensare di stare assistendo a un altro spettacolo. È vero che i francesi sono molto attenti alle ricadute sociali anche delle questioni private e viceversa e da questo punto di vista non è sorprendente che un dramma privato venga ricondotto a un problema politico e sociale almeno di portata nazionale (e questa è anche una cosa molto positiva e interessante), però - per quello che ho visto - mi è sembrato che le due cose restassero un po' più separate del dovuto.
Voto: 3,5/5
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