La ragazza del Kyūshū / Matsumoto Seichō; trad. di Gala Maria Follaco. Milano: Adelphi, 2019.
Di Matsumoto Seichō avevo letto tempo fa Tokyo Express ed ero rimasta favorevolmente colpita dalla sua capacità di tenere insieme classico e moderno (è un libro del 1958 ma risulta di straordinaria modernità), nonché Occidente e Oriente (l'impianto del giallo è perfettamente riconoscibile per un lettore occidentale, ma le ambientazioni e gli "umori" del libro sono profondamente giapponesi). Per questo avevo deciso di continuare nella scoperta di questo autore comprando e leggendo La ragazza del Kyūshū, romanzo scritto nel 1961 e solo ora tradotto per il pubblico italiano.
Il Kyūshū fa da ideale trait d'union tra i due romanzi, visto che in entrambi i casi questa regione "remota" del Giappone è motore della vicenda. Rispetto a Tokyo Express, in questo caso - più che dalle parti del giallo-poliziesco - ci muoviamo nell'area del noir con una coloritura giudiziaria.
La storia è quella di Kiriko, la ragazza del Kyūshū appunto, che dopo un lungo viaggio si presenta a Tokyo nell'ufficio dell'avvocato Ōtsuka Kinzo, un famoso penalista, per chiedergli di assumere la difesa di suo fratello, accusato dell'omicidio di una vecchia usuraia a cui doveva dei soldi. Kiriko è convinta dell'innocenza di suo fratello e del fatto che un avvocato di qualità potrebbe salvarlo dalla pena di morte.
L'avvocato però non accetta il caso, sia perché distratto da vicende personali sia perché Kiriko non ha i soldi per pagare la sua parcella.
Questa è solo la premessa di una narrazione appassionante (anche se forse questo termine non rende correttamente l'idea di un incedere narrativo asciutto e inesorabile) che ci accompagnerà passo a poco alla scoperta dei fili che Kiriko intesse per comporre una vendetta lucida e senza pietà nei confronti dell'avvocato.
Nel romanzo di Matsumoto c'è sicuramente uno spunto critico sul sistema giudiziario giapponese, ma c'è anche tantissimo di una cultura giapponese capace di fare della pazienza e della determinazione delle potentissime armi di vendetta e di realizzazione dei propri obiettivi.
Nel procedere delle pagine sembra di vederlo lo sguardo determinato e impassibile di questa ragazza del Kyūshū, la cui rabbia e dolore sono state sublimate in fredda e inscalfibile strategia al servizio di una vendetta che non si accontenta di mezze misure.
Per me la conferma di un autore di grandissimo interesse per la sua eccellente capacità di raccontare visivamente non solo azioni e ambientazioni, ma anche sentimenti e stati d'animo.
Voto: 4/5
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