Il documentario Oeconomia è il frutto di una ricerca che la regista tedesca Carmen Losmann ha condotto a partire da una domanda apparentemente semplice, ossia come si crea il denaro.
Attraverso una serie di interviste a figure coinvolte a vario titolo nelle complesse dinamiche della moderna economia, la Losmann man mano scrive e disegna sullo schermo nero di un computer alcune delle leggi economiche che governano la contemporaneità, portando alla luce alcune verità del capitalismo di solito passate sotto silenzio.
Appurato che la teoria monetaria classica è superata ormai da parecchi decenni, l'interrogativo iniziale su come si produce nuovo denaro trova la sua risposta più plausibile nel processo di indebitamento.
È l'emissione di credito a vantaggio di singoli e gruppi intenzionati a investire in un processo produttivo a creare nuove quantità di denaro corrispondenti al debito contratto. Questo meccanismo ha due caratteristiche: è in mano al mercato privato con poche regolamentazioni e si basa su una crescita continua e ininterrotta, a sua volta basata inevitabilmente sull'uso e sullo sfruttamento delle risorse.
Poiché crescita economica e indebitamento sono strettamente correlate, lì dove il settore privato non riesce ad assorbire tassi ulteriori di debito, il meccanismo va in crisi. Per evitare il collasso sono gli stati a intervenire spostando su di sé ulteriore debito fino a quando anche gli stati raggiungono livelli tali di indebitamento che la fiducia del mercato nei loro confronti crolla. Il soggetto che in ultima istanza è in grado di riattivare il meccanismo immettendo liquidità nel sistema sono le banche centrali.
Può questo meccanismo perverso durare per sempre senza collassare, si chiede e chiede ai suoi interlocutori la Losmann?
Probabilmente no, per effetto di due fattori: l'esaurimento delle risorse su cui si basano le attività produttive e di investimento e la forbice crescente tra i ricchi e i poveri. Queste due situazioni prima o poi potrebbero far saltare il tappo al sistema, ma nessuno sa quando questo potrebbe accadere.
Quali sono le alternative a questo modello? Nessuno degli intervistati, né la regista sono in grado di portare alternative. Il che è l'aspetto più deprimente, perché vuol dire che possiamo solo aspettare che accada senza sapere quali conseguenze questo crack mondiale avrà sull'umanità.
Ancora una volta il festival dell'Internazionale a Roma (di cui purtroppo quest'anno sono riuscita a vedere solo una proiezione) ci offre la possibilità di attingere al meglio della produzione di documentari a livello mondiale e l'occasione di riflettere su temi di grande attualità.
Il film della Losmann - pur con qualche ripetitività nella struttura narrativa - è un lavoro rigoroso non solo nei contenuti, ma anche da un punto di vista cinematografico e si fa apprezzare (cosa non scontata per questo tipo di documentari) anche dal punto di vista della fotografia e delle immagini.
Voto: 3,5/5
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