La strada di casa / Kent Haruf; trad. di Fabio Cremonesi. Milano: Enne Enne Editore, 2020.
Ed eccoci di nuovo a Holt, purtroppo per l'ultima volta, anche se per Kent Haruf si è trattato in realtà del primo incontro con la cittadina che poi è diventata protagonista della sua epopea.
La strada di casa è infatti il primo romanzo dello scrittore americano, ma l'ultimo a essere tradotto in Italia.
Mi piace immaginare Kent Haruf che comincia a scrivere di questo paesino (da lui inventato) in Colorado e a delinearne la topografia e la composizione sociale che, romanzo dopo romanzo, si faranno sempre più ricche e dettagliate. Si potrebbe costruire un plastico della cittadina di Holt e identificare le abitazioni dei protagonisti dei suoi romanzi nonché l'ubicazione degli spazi della vita aggregativa e pubblica.
In questo libro - come accade anche in Vincoli - la storia è raccontata in prima persona da Pat Arbuckle, un cittadino di Holt nonché uno dei protagonisti.
Pat conosce dall'infanzia Jack Burdette, l'uomo che, dopo essere sparito da Holt con la cassa della locale cooperativa agricola, torna molti anni dopo, portando scompiglio nella vita della cittadina e soprattutto - come scopriremo - in quella di Pat.
Non intendo rivelare di più di una trama che - rispetto ad altri lavori di Haruf - contiene certamente maggiori punti di svolta e risulta piuttosto avvincente anche sul piano puramente narrativo.
Come sa chi ha letto gli altri suoi romanzi, Kent Haruf non racconta l'eccezionalità ma la normalità della vita con tutto quello che porta con sé, gioie semplici e dolori inevitabili, nel compiersi del destino che ognuno di noi ha avuto in sorte.
La comunità di Holt, pur con tutte le sue specificità e l'aura dolente di cui Haruf l'ammanta, è in realtà un vero e proprio micromondo in cui tutti i sentimenti che caratterizzano l'umanità albergano. E Haruf ancora una volta ci dimostra che nessuna vita è veramente semplice o così banale da non poter essere raccontata, e al contempo che nessun dramma è tale da non poter essere riassorbito nel flusso degli eventi.
Per me la lettura dei romanzi di Kent Haruf - con la sempre ottima traduzione di Fabio Cremonesi che ormai conosce Haruf meglio di tutti - è ancora una volta l'occasione per un'immersione totale in un mondo lontano, polveroso e senza tempo, ma anche nelle virtù e nei vizi universali dell'essere umano a qualsiasi latitudine.
Una lettura che consiglio sempre con grande piacere.
Voto: 3,5/5
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