Non stancarti di andare / testi di Teresa Radice; disegni e colori di Stefano Turconi. Milano: Bao Publishing, 2017.
Dopo il successo dell'albo Il porto proibito, che anche io avevo sommamente apprezzato, Teresa Radice e Stefano Turconi, collaudatissima coppia nella vita e nel lavoro, lei autrice dei testi, lui autore dei disegni e del colore, è tornata in libreria con un altro graphic novel pubblicato da Bao Publishing, in una veste editoriale importante, vista la scelta del grande formato e della copertina rigida.
Da un punto di vista grafico, non si può far altro che ammirare la perizia di Stefano Turconi e godere la meraviglia dei disegni, dei colori e della costruzione del racconto. Anche solo sfogliando l'albo si comprende di trovarsi di fronte a un lavoro molto ambizioso con cui i due autori hanno deciso di osare di più e di fare un passo ulteriore nella direzione della complessità. Parte di questa ambizione consiste anche nel fatto che con questo lavoro Turconi e Radice decidono di allontanarsi dalle storie di immaginazione e di avventura, per raccontare vicende molto concrete e personali.
Non stancarti di andare è un viaggio nel tempo e nello spazio che ha come protagonisti Iris e Ismail, due giovani, lei italiana che ha fatto del disegno e dell'illustrazione la sua professione, lui siriano, professore d'arte all'università. I due - come scopriremo dai numerosi flashback - si sono conosciuti e innamorati durante un viaggio di lei con l'amica Ale in Siria, per il quale Ismail faceva la guida. E un ruolo determinante nell'inizio della loro storia lo ha avuto Padre Saul, un sacerdote che ha realizzato in un remoto monastero in Siria un luogo di incontro, di scambio e di convivenza pacifica di culture e religioni.
La storia comincia però quando Ismail sta partendo per la Siria, dove ha alcune faccende da sbrigare, mentre subito dopo Iris scopre di essere incinta. La storia si snocciola dunque attraverso questi nove mesi di attesa: da un lato di quell'"amore minuscolo" - come lo chiama Iris - che sta nella sua pancia, dall'altro dello stesso Ismail di cui a un certo punto si perdono le tracce. Con questa vicenda si intrecciano le storie della madre di Iris, Maite, una donna ribelle che ha un rapporto difficile con sua figlia, di zia Tiz, un'amica cara di Maite che è per Iris come e più di una zia, di padre Saul, e di molte altre persone che hanno a che fare con il presente di Iris ma anche con la storia di sua madre.
Nel graphic novel di Turconi e Radice le parole e i disegni hanno la stessa importanza e viaggiano a volte paralleli, a volte divergenti, illuminandosi ovvero oscurandosi reciprocamente in un gioco cui sta al lettore stare appresso.
Il risultato è un albo molto sentito, cosa che forse è anche il suo maggiore limite. Il forte coinvolgimento emotivo degli autori (evidente nel corso della lettura e svelato pienamente nelle ultimissime pagine) crea probabilmente in loro l'imperativo di essere all'altezza della storia raccontata, di mantenere l'asticella alta, di viaggiare sempre un piano di elevata idealità. Tutto questo però - pur essendo a tratti molto coinvolgente e commovente - in diversi momenti si fa eccessivamente retorico, in particolare nel parlare di maternità. Inoltre, pur essendo i due autori evidentemente persone di grande apertura mentale e certamente con una visione allargata e onnicompresiva dell'umanità non v'è dubbio che i loro riferimenti intellettuali e spirituali vengano quasi interamente dal mondo cattolico "progressista", come è chiaro dai numerosi riferimenti e citazioni presenti in questo lavoro. Non che questo mi abbia fatto sentire il loro racconto meno vicino, ma certamente lo ha caratterizzato in maniera talmente esplicita e forte da conferirgli un'identità di cui sinceramente avrei fatto a meno. In realtà, in Turconi e Radice non c'è giudizio nei confronti di alcuno e tutti i personaggi, anche quelli allergici a qualunque forma di spiritualità e di smanceria sentimentale, come Maite, vengono compresi e accolti, in un modo che dal loro punto di vista è certamente sincero e non mediato, ma che può risultare un po' paternalistico.
Ciò detto, Non stancarti di andare resta un inno alla vita, in tutte le migliaia di modi in cui ognuno di noi la vuole leggere e interpretare, purché questi modi siano finalizzati alla ricerca della bellezza e della pacifica convivenza umana.
Voto: 3/5
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