Approfittando della seconda edizione dell’iniziativa di MyMovies #iorestoacasa, continuo a poter dedicare alcune serate di questa lunga quarantena alla mia passione per il cinema (sebbene la visione casalinga sia solo una pallida imitazione dell’emozione della sala cinematografica!).
Tra le proposte di questa seconda edizione sono particolarmente attirata dai film provenienti dall’Estremo Oriente che sono resi disponibili grazie alla collaborazione del Far East Film Festival. E così il primo che vedo è questo film sudcoreano del 2018, Little forest, titolo il cui significato si chiarisce in una delle ultime sequenze del film.
Protagonista del film è Hye-won (Tae-ri Kim), una ragazza che frequenta l’università a Seoul ma ha deciso di tornare a vivere nella sua casa di origine, in un piccolo paese agricolo. Qui la ragazza ha vissuto fino al momento dell’iscrizione all’università e del trasferimento a Seoul, momento che è coinciso con la decisione della madre di andar via per vivere la propria vita, dopo essersi occupata da sola della figlia.
Nel suo paese, Hye-won riprende i contatti con due amici di infanzia, Eun-sook, una ragazza che lavora in banca e non è mai andata via dal paese sebbene mostri segni di scontentezza, e Jae-ha, un giovane che dopo un’esperienza lavorativa in un’azienda in città ha deciso di tornare al paese a coltivare la terra.
Hye-won, apparentemente solo di passaggio, finisce per fermarsi nella sua casa di origine per un intero anno e ha così la possibilità di riflettere sulle proprie scelte, sulla relazione con il fidanzato che ha lasciato a Seoul, sulle differenze tra la vita di città e di campagna, sul proprio rapporto con il tempo. Durante questo periodo Hye-won realizza un piccolo orto e aiuta Jae-ha e la zia nella coltivazione della terra, e con i prodotti raccolti realizza degli straordinari piatti della cucina coreana - e non solo - che la mamma le aveva insegnato quando era piccola.
Poco alla volta la nostra protagonista ritrova il legame con le sue radici, che passa anche attraverso il perdono verso sua sua madre e la sua scelta di andare via, nonché attraverso la riscoperta dei sapori genuini, della fatica fisica, dell’amicizia, del rapporto con la natura.
Il film di Soon-rye Yim è in fondo un film semplice nella sua struttura narrativa e anche nel messaggio che veicola, e forse questa mancanza di complessità può essere considerata il suo principale difetto. Da un altro punto di vista però è proprio la sua semplicità a renderlo un film pacificante, senza essere consolatorio, e ad aiutarci a riflettere su quello che abbiamo perduto, ma senza nascondere la fatica e le incognite di una vita vissuta in maggiore sintonia con la natura.
Bonus: le ricette che Hye-won prepara durante il film sono una delizia per gli occhi in tutte le fasi della loro realizzazione, e a tratti riusciamo a sentirne anche il sapore e il profumo.
Voto: 3/5
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