La misura del tempo / Gianrico Carofiglio. Torino: Einaudi, 2019.
«L’invecchiamento non è un processo lineare. Così come il tempo non è un’entità lineare. Non è un’entità comprensibile. Nessuno lo capisce davvero. Nessuno è capace di definirlo. Provate a parlare del tempo senza usare alcuna metafora, dice un famoso linguista. Vi ritroverete a mani vuote. Il tempo sarebbe ancora tempo, per noi, se non potessimo sprecarlo o programmarlo? Possiamo solo dire qualcosa sul fatto che va grosso modo in una direzione e che la destinazione finale è nota.» (p. 272) O forse – come dice il fisico Carlo Rovelli – il tempo non esiste affatto.
Peccato che sia una delle cose con cui noi esseri umani ci troviamo continuamente a fare i conti, e con cui non facciamo mai pace, né quando scorre troppo veloce, né quando scorre troppo lento, né quando guardiamo indietro, né quando ci proiettiamo in avanti.
Guido Guerrieri, l’amato avvocato protagonista della serie di romanzi di Gianrico Carofiglio, ha ormai cinquant’anni ed è in quella fase della vita in cui inevitabilmente ci si trova a fare dei bilanci e a provare a comprendere il significato che persone ed esperienze che abbiamo vissuto nel passato hanno avuto nella nostra vita e nella nostra storia personale. Tanto più se una di queste persone, in questo caso Lorenza, una donna con cui Guido ha avuto una breve storia durata un’estate della fine degli anni Ottanta, si ripresenta nel tuo studio dopo trent’anni che non vi vedete.
Lorenza, che è appunto invecchiata e in cui Guido fa fatica a scorgere la donna seducente che a suo tempo lo aveva completamente abbagliato con la sua bellezza e il suo stile di vita, ha bisogno di aiuto perché suo figlio Iacopo è accusato di omicidio e il primo grado del processo ne ha confermato la colpevolezza.
Guido decide di accettare il caso e, insieme ai suoi collaboratori, Tancredi, Consuelo e Annapaola (che è anche la sua compagna), cerca di ricostruire tutta la vicenda per poter giungere al secondo grado di giudizio garantendo al giovane una giusta difesa, basata sulla verifica dell’esistenza di ipotesi alternative alla dinamica dell’omicidio ricostruita in primo grado e finalizzata a portare davanti al giudice un possibile, ragionevole dubbio sulla colpevolezza dell’imputato.
Il giallo giudiziario raccontato da Carofiglio non è particolarmente complesso o intrigante, mentre sono di grandissimo interesse tutte le riflessioni che, di fronte a questo caso, Guido Guerrieri fa in merito alla sua professione, in particolare per quanto riguarda gli aspetti etici e i modi in cui questi fattori si combinano con le tecniche difensive, in pratica il senso profondo del meccanismo del processo giudiziario.
«La funzione dell’avvocato è garantire che nessuno venga condannato in base a procedure scorrette, e la sintesi di questa funzione è in ciò che potremmo definire “l’atto del domandare dubitando”. Porre domande, agli altri ma soprattutto a sé stessi, dubitando delle verità e delle regole all’apparenza consolidate. In ogni ambito – regole e fatti – come un esercizio dei nostri muscoli intellettuali ed etici. Non dando nulla per scontato. […] Il nostro compito è trovare le soluzioni per i casi che di volta in volta ci si presentano. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che la capacità di trovare le risposte e le soluzioni ai conflitti si basa sulla capacità di convivere con l’incertezza, con l’opacità del reale.» (p. 118-119)
E l’intero lavoro di preparazione così come il dibattimento in aula che ci viene proposto è in un certo senso un’esemplificazione del senso di queste parole e di un’intera professione, una specie di esempio pratico dei principi di carattere filosofico-giuridico che dovrebbero guidare il lavoro di un avvocato e l’intero processo penale.
In parallelo alla narrazione relativa al caso giudiziario si sviluppa quella che riguarda la relazione di tanti anni prima tra Guido e Lorenza, una specie di parentesi nella vita di entrambi, in un momento in cui la vita di Lorenza sembrava proiettata verso grandi sogni e avvolta nel mistero, e quella di Guido ancora confusa e senza una direzione. Un incontro il loro che forse per Lorenza non aveva significato molto rispetto a quell’«orbita triste attorno ai propri sogni» che sarebbe stata poi la sua vita, mentre per Guido aveva rappresentato il definitivo passaggio all'età adulta, passaggio inconsapevole allora e invece chiaro nella ricostruzione di quell’incontro attraverso la memoria e con lo sguardo dell’adulto che ha scavallato la metà della vita.
«Essere storditi dalla forza di qualcosa. Mi piacerebbe tanto, se capitasse di nuovo. Forse potrebbe essere proprio lo stupore – se fossimo capaci di impararlo – l’antidoto al tempo che accelera in questo modo insopportabile. Il tempo è molto più esteso per i giovani perché sperimentano in continuazione cose nuove. La loro vita è piena di prime volte, di improvvise consapevolezze. Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi a un unico, piccolo sentiero. Non hai voglia di pensare a dove conduce, quel sentiero, e questo produce un’anestesia della coscienza. Aiuta ad attutire la paura della morte, ma sbiadisce i colori.» (p. 266)
Gianrico Carofiglio in gran forma. E Guido Guerrieri con l'avanzare dell'età sempre più affascinante.
Voto: 3,5/5
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