Kokoro. Il suono nascosto delle cose / Igort. Quartu Sant’Elena: Oblomov Edizioni, 2019.
Quando Igort si mette al lavoro vale sempre la pena di seguirlo, in modo particolare quando l’oggetto del suo lavoro è l’amatissimo Giappone. Per questo motivo ero stata una dei sottoscrittori di questo albo quando ancora non era uscito e ho avuto il privilegio di riceverne una copia a casa personalizzata con un disegno dello stesso Igort.
Kokoro si può considerare una specie di fratello maggiore dei Quaderni giapponesi già pubblicati, il primo volume con Coconino press e il secondo con la casa editrice fondata dallo stesso Igort, Oblomov. Parlo di fratello maggiore perché da un lato questo albo si pone in continuità con i precedenti: anche in questo caso la narrazione riguarda infatti il Giappone e, com’è tipico del fumettista sardo, si tratta di un’originale “racconto di viaggio” in cui non si segue un ordine cronologico, bensì le suggestioni che l’autore fissa nei suoi disegni e accompagna con i suoi appunti. Dall’altro lato, però, in questo lavoro Igort sceglie una strada al contempo più rarefatta e ambiziosa: l’albo si presenta in un formato orizzontale con copertina rigida ed è impostato in modo da avere quasi sempre sulla pagina di destra disegni e acquerelli a piena pagina, mentre nella pagina di sinistra trovano spazio le note scritte a mano dall’autore accompagnate da disegni più piccoli e schizzi. La scelta del formato, come ci dice lo stesso Igort, è finalizzata a proporre i disegni nelle dimensioni originali, senza tagli e adattamenti.
Se l’ambizione dell’opera è chiara, non è invece ancora evidente in cosa consista quella che ho chiamato “rarefazione”. Se già negli albi precedenti dedicati al Giappone la narrazione non era quasi mai lineare, in questo caso l’autore segue un filo narrativo del tutto interiore, in cui disegni e scrittura sembrano inseguirsi, rendendo difficile stabilire cosa venga prima o dopo.
Potremmo dire che l’albo si strutturi intorno ad alcune rilevanti figure della cultura giapponese che hanno rivestito e rivestono per Igort un particolare significato e che spesso – più o meno casualmente – ne hanno incrociato il percorso. Si va dal regista Yasujiro Ozu (mi è venuta voglia di vedere il suo film Viaggio a Tokyo) al musicista Ryuichi Sakamoto, dal fumettista Tadao Tsuge, uno dei massimi rappresentanti insieme a suo fratello Yoshiharu del genere gekiga, allo scrittore Osamu Dazai, dalla regina del manga Rumiko Takahashi, creatrice di Ranma ½ e Lamu, al fumettista Katsuhiro Otomo.
Tra un ricordo e l’altro, Igort si sofferma a spiegare il suo incontro con alcuni fenomeni tipicamente giapponesi, come il kawaii e il ganguro, nonché il complesso mondo degli spiriti e dei mostri giapponesi, gli Yōkai.
Insieme all’autore, ci addentriamo in un universo culturale affascinante e contraddittorio, in cui è sempre in atto il conflitto tra matrice orientale e influenza occidentale, nonché tra rispetto delle regole e necessità di contravvenirle.
Nessuno come Igort è in grado di raccontarci il Giappone con tale passione e umile disponibilità a immergersi e a comprendere un sistema culturale così particolare e lontano dal nostro. Nessuno come Igort sa trasmetterci un interesse così puro e attento verso questa società e cultura, suscitando nel lettore una corrispondente curiosità e volontà di approfondire.
Difficile a volte seguire il percorso mentale dell’autore e i suoi voli pindarici, meglio abbandonarsi al flusso dei pensieri e dei ricordi e provare ad avvicinarsi per questa via meno razionale all’essenza nascosta delle cose, quella che i giapponesi chiamano appunto Kokoro e che lo scrittore irlandese Lafcadio Hearn, naturalizzato con il nome giapponese di Koizumi Yakumo, aveva tradotto come “ il cuore delle cose”.
Voto: 3,5/5
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