Approfittando della presenza a Roma per le vacanze natalizie di mio nipote e dell’invito di un’amica con figlie, decido di andare a vedere la mostra alle Scuderie del Quirinale dedicata a Pompei e Santorini, che fin qui non avevo preso in considerazione.
Si tratta di una mostra dedicata a due casi di città molto sviluppate ed evolute che sono state in qualche modo “fissate” per l’eternità da una devastante eruzione vulcanica che ha ricoperto tutto, conservandole quasi intatte fino a noi.
Le due città sono appunto Pompei e Santorini, o meglio l’antica Akrotiri. Il piccolo libretto distribuito ai visitatori della mostra e scritto da Mario Tozzi spiega quanto gli eventi naturali - e tra questi in particolare le eruzioni vulcaniche - abbiano condizionato la storia dell’umanità, finanche nella selezione naturale che ha portato all’attuale corredo genetico che caratterizza l’homo sapiens.
I casi di Pompei e Akrotiri sono simili per molti versi, ma diversi per altri. Innanzitutto sono eventi verificatisi a circa 1700 anni di distanza: nel 1628 a.C. l’eruzione di Santorini, nel 79 d.C. quella di Pompei. In secondo luogo, mentre a Pompei - nonostante i segnali - la popolazione era rimasta a vivere per gran parte nella città e quindi fu colta dall’eruzione nello svolgimento delle proprie attività quotidiane (come sappiamo dai calchi delle vittime rimaste sotto lava e cenere), nel caso di Akrotiri sembrerebbe che le vittime umane siano state pochissime se non nessuna, perché dopo i terremoti che avevano preceduto l’eruzione gli abitanti avevano deciso di abbandonare in massa l’isola sulle navi dirigendosi prima verso Creta e poi presumibilmente verso l’Egitto. Infine, mentre la scoperta e i primi scavi a Pompei risalgono al 1748, la riscoperta della città di Akrotiri è relativamente recente (1967) e dunque è avvenuta in un contesto e con un approccio storiografico e archeologico completamente diverso.
La mostra si propone di mettere a confronto e in relazione queste due realtà, sfruttando l’opportunità tragica, ma unica di poterne studiare forme, modi di vita, espressioni artistiche, organizzazione grazie alla fissazione per l’eternità di un momento del loro sviluppo.
A Pompei è in buona parte dedicato il primo piano della mostra, mentre – dopo l’intermezzo del video su Santorini nella saletta apposita – si passa al secondo piano dedicato in misura significativa all’insediamento di Akrotiri e alle testimonianze che la sua civiltà ci ha lasciato.
La mostra espone inoltre una serie di opere d’arte moderne e contemporanee che sono state ispirate dalle vicende di Pompei e Santorini, offrendo punti di vista esterni e variegati rispetto a vicende che senza dubbio hanno colpito l’immaginario degli artisti e ispirato le loro opere.
Nel complesso una mostra originale e gradevole, che per il suo carattere anche in parte didattico può essere adatta a un pubblico appartenente a fasce d’età differenti. Peccato per la folla e per le scritte un po’ piccole e a tratti non del tutto leggibili.
Voto: 3/5
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