Grazie all'ottima programmazione dell'Apollo 11, istituzione meritoria del panorama cinematografico romano, riesco a recuperare questo film greco del 2018 di Babis Makridis.
Miserere (Pity) si inscrive a pieno in quel filone del nuovo cinema greco cui appartiene anche la cinematografia di Yorgos Lanthimos, con cui Makridis ha condiviso in questo caso lo sceneggiatore Efthymis Filippou (già autore di The Lobster e de Il sacrificio del cervo sacro). Con i film di Lanthimos, in particolare con The Lobster, Miserere condivide il carattere grottesco e quasi surreale degli ambienti e delle situazioni e la rigidità emotiva dei suoi protagonisti; in entrambi i casi, infatti, ci troviamo in un mondo apparentemente simile a quello in cui viviamo, ma in cui sembra essere intervenuta una distorsione distopica che ha determinato delle conseguenze paradossali, oscillanti tra il tragico e il risibile. Rispetto a Lanthimos, Makridis sceglie però più esplicitamente il registro della commedia, per quanto nerissima e tendente a sconfinare nella tragedia.
Siamo nella Grecia post crisi economica. Il protagonista (senza nome) è un avvocato benestante (Yannis Drakopoulos), la cui moglie è in coma a seguito di un incidente. Questo evento ha cambiato la routine giornaliera dell'uomo, che - pur continuando in modo apparentemente normale la sua vita lavorativa e familiare - sperimenta nelle sue giornate delle situazioni nuove: il pianto mattutino (invero quasi compiaciuto) seduto sul letto, la vicina che gli fa dono di una torta ogni mattina, la visita in ospedale alla moglie che si conclude con un bacio sulle labbra, le puntate in lavanderia e le parole di interessamento e compassione del gestore, l'allestimento del letto per la notte con i cuscini sistemati in modo da poter dormire abbracciato a essi nel ricordo della moglie assente.
Sembrerebbe tutto molto triste e doloroso, invece in questa nuova routine l'avvocato si trova a vivere una condizione molto più soddisfacente e rispondente a quanto desidera, una condizione tutto sommato più umana all'interno di un mondo disumanizzato.
In una realtà fatta di case e uffici elegantissimi ma altrettanto freddi, di relazioni cortesi ma profondamente formali, di comportamenti misurati ai limiti della mancanza totale di empatia, il protagonista sperimenta il piacere della propria reazione emotiva e della compassione altrui, una specie di miracolo in un mondo in cui tutti sembrano agire come se non avessero sentimenti, primo fra tutti suo padre che sminuisce e normalizza qualunque situazione potenzialmente dolorosa.
Accade così che, quando sua moglie si sveglia dal coma, la rottura di questo equilibrio rappresenti per il protagonista un vero e proprio trauma. La ritrovata piattezza emotiva e l'assenza di interesse e sentimenti da parte del mondo circostante risultano talmente inaccettabili che l'avvocato, impegnato a seguire per conto dei figli il caso della morte violenta di un anziano signore, proprio ispirato da questo caso si ritroverà a progettare soluzioni estreme.
Durante la visione di Miserere non si può fare a meno di sorridere e in alcuni casi di ridere delle situazioni paradossali che il regista mette in scena, pur essendo consapevoli della profonda angoscia che le attraversa e del quadro a tinte foschissime che ci viene tratteggiato.
Quello di Makridis è un universo in cui l'umanità sembra essere talmente assuefatta a qualunque situazione che la risposta emotiva si è abbassata di tono se non spenta, vivendo dei brevissimi momenti di ripresa in risposta a eventi tragici o dolorosi, salvo poi ritornare alla precedente piattezza non appena l'evento è passato.
C'è sicuramente in Miserere, oltre che la riflessione esemplare sulla vicenda di un singolo, anche un riferimento indiretto ad alcune dinamiche che riguardano le collettività: non escluderei che nella storia dell'avvocato greco si nasconda anche la metafora della storia recente della Grecia, oggetto di empatia e compassione internazionale durante la fase più nera della crisi economica, ma poi - con l'affacciarsi di altre emergenze e notizie che si rincorrono e sovrappongono - ricaduta nel dimenticatoio e lasciata alla sua routine presuntamente normale.
La domanda implicita al fondo del film è: in un mondo sempre più assuefatto e distratto, ai limiti della disumanizzazione, a cosa si sarà costretti a ricorrere per risvegliare i sentimenti dei singoli e della collettività?
Voto: 3,5/5
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