Maria Paiato è entrata ormai a buon diritto tra le attrici teatrali che seguo di più, a prescindere dagli spettacoli che sceglie e dai personaggi che interpreta. Anzi, dirò di più, mi fido talmente tanto che considero le sue scelte uno stimolo e un'occasione per conoscere autori e spettacoli che magari non prenderei in considerazione se non fosse per lei.
Quest'anno approfitto di una trasferta bolognese per andare a vedere al Duse lo spettacolo Madre Courage e i suoi figli di Bertold Brecht, che a Roma è passato solo di striscio per due giorni al Teatro di Tor Bella Monaca. Tra l'altro, nonostante i miei trascorsi bolognesi, è la mia prima volta al Duse, tra i teatri più antichi della città e quello forse con la maggiore tradizione, sebbene ormai - come moltissimi teatri - la sua programmazione spazi su territori molto ampi cercando di abbracciare gusti e pubblici molto diversi.
In questo caso Maria Paiato ha scelto di interpretare uno tra i testi più famosi di Bertold Brecht: Madre Courage e i suoi figli è un dramma ambientato durante la guerra dei trent'anni che vede protagonista Anna Fierling, detta appunto Madre Courage, la quale va in giro con il suo carretto e con al seguito i suoi figli, vivendo della vendita di mercanzie varie ai soldati, l'unico mercato possibile in tempo di guerra.
Madre Courage è un personaggio certamente sfaccettato e complesso, per certi versi ambiguo, da un lato consapevole dell'orrore della guerra, a cui tenta di sottrarre a tutti i costi i suoi figli senza riuscirci, dall'altro risucchiata nella spirale di una lotta per la sopravvivenza rispetto alla quale la guerra rappresenta una sicura occasione di affari.
La storia è piuttosto articolata e anche i personaggi che calcano il palco sono numerosi: oltre ai figli Eilif, il maggiore che per primo viene reclutato nell'esercito, Kattrin, la figlia muta che morirà sacrificando sé stessa per salvare altre persone, e Schweizerkas, il figlio minore, anch'egli arruolato e destinato alla morte, importanti sono anche i personaggi del cappellano, della prostituta Yvette, del comandante, del cuoco.
Questi numerosi personaggi si muovono dentro una scenografia scura come gli scenari della guerra, dove fanno la loro comparsa pochissimi oggetti, ma che è caratterizzata da un grande specchio orizzontale che si sviluppa - alle spalle degli attori, per tutta la lunghezza del palco, riflettendo tutto quanto su di esso avviene. Nella parte alta un enorme foro, che - a seconda dei momenti - è un enorme buco nero che tutto inghiotte, oppure una luna, o ancora un sole rosso.
Anche i personaggi vestono prevalentemente abiti scuri, rispetto ai quali funge da elemento dirompente il cappotto rosso con pelliccia che Madre Courage indossa in alcuni momenti.
Com'è tipico del teatro epico brechtiano (ma questo io l'ho scoperto solo in questa circostanza!), la recitazione si alterna a parti cantate e in questo caso suonate dal vivo, con gli attori che dimostrano ottime doti di musicisti e cantanti.
Personalmente conosco pochissimo il teatro di Brecht, e solo dopo la visione dello spettacolo capisco che l'effetto straniante che ha prodotto su di me è una sua caratteristica precipua, un effetto voluto dall'autore che, rivolgendosi primariamente al proletariato, intendeva parlare non alla loro pancia suscitando sentimenti ed emozioni forti, bensì alla loro ragione spingendoli a riflettere e a comprendere il messaggio insito nel testo.
Ovviamente, le caratteristiche del teatro brechtiano andrebbero lette alla luce del periodo storico nel quale visse Brecht, ossia la prima metà del Novecento, ma non mi sento all'altezza di un'analisi così sofisticata, e dunque mi limiterò a dire che, nonostante un linguaggio teatrale a me poco consono, lo spettacolo è riuscito a risultare comunicativo e in fondo emotivamente coinvolgente forse al di là delle intenzioni dello stesso Brecht. Le scelte del regista Paolo Coletta, l'allestimento e le modalità interpretative degli attori, prima fra tutti Maria Paiato, hanno sicuramente giocato in questo senso, riuscendo a parlare al pubblico contemporaneo senza snaturare il testo originario né tradire le intenzioni di Brecht.
Voto: 3,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!