Non è te che aspettavo / Fabien Toulmé. Milano: Bao Publishing, 2018.
Dopo una lunga fase di pausa dalla lettura dei graphic novel (forse avevo raggiunto un punto di saturazione, mi capita spesso in molti ambiti), è l'albo di Fabien Toulmé ad attirare la mia attenzione e a tenermi sveglia una sera fino a quando non giro l'ultima pagina.
Come spessissimo accade per i fumetti (e anzi bisognerebbe indagare sul perché - forse qualcuno l'ha già fatto), anche questo albo è autobiografico. Il protagonista è infatti lo stesso Fabien all'epoca in cui sua moglie aspettava la loro seconda figlia, Julia, e insieme avevano deciso di trasferirsi dal Brasile in Francia.
Non è te che aspettavo è la storia toccante di un padre che deve fare i conti con il fatto che sua figlia è trisomica e che deve gestire quell’insieme complesso di sentimenti – e a volte di non sentimenti - che questa scoperta porta con sé: la paura, la rabbia, la non accettazione e la quasi indifferenza, poi il senso di colpa, il lento avvicinamento, la tenerezza crescente, infine la gioia di una persona da amare e da cui essere amati.
In questo tempo la vita va avanti, c’è un nuovo cambio di città e poi di lavoro, le bambine crescono e la famiglia trova un nuovo equilibrio e una nuova normalità, mentre Fabien a poco a poco riesce a non vedere più in Julia una bambina Down, ma una persona con la sua unicità.
Il racconto a fumetti di Fabien Toulmé è al contempo delicato ma assolutamente sincero: l’autore e protagonista non nasconde a sé stesso e agli altri i suoi sentimenti, anche quelli più riprovevoli e spiacevoli, e in qualche modo attraverso questo albo li metabolizza come caratteristiche della nostra fragile e complessa natura umana.
Nella continuità di un tratto che mi ha ricordato un po’ lo stile di Guy Delisle, i capitoli di questo racconto sono caratterizzati dal variare della dominante di colore, in genere non scelto casualmente ma per rappresentare un luogo o uno stato d’animo: così ci sono capitoli tutti virati al giallo (per esempio quello iniziale ambientato in Brasile) e altri virati al verde e al grigio (come i capitoli ambientati in ospedale e nella periferia parigina).
Grazie a Fabien Toulmé per avermi riavvicinata al fumetto e avermi fatto venire voglia di recuperare e leggere tutti i graphic novel che avevo comprato e non ancora letto.
Voto: 3,5/5
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