Lo spettacolo Le signorine, diretto da Pierpaolo Sepe e interpretato da Isa Danieli e Giuliana De Sio, attinge al repertorio classico del teatro napoletano e si ispira a un topos che attraversa la letteratura di ogni epoca e ogni forma, quello delle due sorelle zitelle che vivono nella stessa casa in una situazione di costante conflitto ma anche di interdipendenza reciproca.
A me ha inevitabilmente riportato alla mente - sia per la storia sia per l'ambientazione e l'uso della lingua napoletana - l'episodio che vede protagoniste le due zitelle ne Lo cunto de li cunti di Cesare Basile, che di recente ho visto a teatro col titolo La scortecata, nell'interpretazione registica di Emma Dante.
Qui l'ambientazione è contemporanea, anche se l'interno napoletano ricostruito sul palcoscenico sembra uscito direttamente dagli anni Cinquanta-Sessanta, proprio come le due protagoniste, cristallizzate nell'aspetto e nelle dinamiche reciproche.
Rosaria (Isa Danieli) è la maggiore, sempre vestita di nero, taccagna fino al midollo, petulante e restia all'introduzione di qualunque cambiamento e a qualunque contatto esterno; Addolorata (Giuliana De Sio) è la più giovane, appassionata di soap opera, televendite e cartomanti televisivi, desiderosa di imporre una svolta alla propria esistenza grazie all'introduzione della tecnologia e magari all'incontro con un uomo, ma costantemente repressa dalla sorella.
La prima metà dello spettacolo passa in un lampo a suon di gag esilaranti e di scambi al fulmicotone tra le due sorelle, che non si risparmiano stoccate reciproche e che sembrano fare a gara per acidità, una gara vinta quasi sempre da Rosaria che, con il suo carattere dispotico, fa il bello e il cattivo tempo.
Nella seconda parte arriva la svolta: dopo il matrimonio del cugino Tonino con la badante moldava della madre, Rosaria si sente male e torna a casa dall'ospedale sulla sedia a rotelle, incapace di muoversi e di parlare. Addolorata coglierà l'occasione per inaugurare un nuovo corso in casa, tra rinnovamenti, spese pazze e appuntamenti galanti, ma questo cambio di registro avrà la sua inevitabile parabola amara.
Il testo di Gianni Clementi - pur non essendo particolarmente originale - ha però fatto propria la lezione dei grandi autori di teatro napoletani nel raccontare una storia in cui riso e malinconia si mescolano in modo inestricabile. La regia di Pierpaolo Sepe è pulita e fluida. Le due attrici offrono una performance di grandissimo livello, dimostrandosi capaci di tratteggiare le idiosincrasie delle due donne senza mai scadere nel macchiettistico o nel caricaturale, bensì comunicando le sfumature dei loro caratteri e la complessità del loro rapporto. Su Isa Danieli non avevo dubbi, per questo resto particolarmente colpita dall'interpretazione di Giuliana De Sio cui tra l'altro è affidato il personaggio forse più complesso perché più sfaccettato e imprevedibile.
Il lungo applauso finale del pubblico conferma l'apprezzamento per uno spettacolo di ottimo livello.
Voto: 3,5/5
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