In viaggio contromano: The Leisure Seeker / Michael Zadoorian; trad. di Claudia Tarolo; prefazione di Paolo Giordano. Milano: Marcos y Marcos, 2009.
Quello di Ella e John è - a detta di tutti, in particolare dei loro figli Cynthia e Kevin e del loro medico Tomaszewski - un viaggio folle. Ella ha un cancro, nonché una serie di altre patologie; John invece è malato di Alzheimer.
Ma i due decidono di partire a dispetto del mondo con il camper di famiglia, il Leisure Seeker: dalla loro casa vicino Detroit in Michigan imboccano la mitica Route 66 seguendo la quale arriveranno fino all'oceano e poi come destinazione finale a Disneyland.
Il racconto di questo viaggio passa attraverso le parole di Ella, che ci racconta da un lato le tappe di questo percorso lungo la Route 66 e le altre strade che ne hanno preso il posto, dall'altro le reazioni buffe, tenere e contraddittorie di John, a volte lucido e quasi consapevole, a volte completamente avvolto nelle sue nebbie.
I due vedono scorrere davanti ai loro occhi numerosi luoghi e attraversano i confini di diversi stati americani, che danno i titoli ad altrettanti capitoli del libro: Michigan, Indiana, Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, California, capitoli le cui dimensioni sono proporzionali al tratto di strada che Ella e John fanno al loro interno.
Durante questo percorso di migliaia di chilometri i due "vecchietti" mangiano un numero esagerato di hamburger, bevono un numero altrettanto esagerato di cocktail, nonché altre schifezze varie in barba a qualunque prescrizione medica, mentre Ella si imbottisce di pilloline blu per non sentire il dolore e propina a John delle compresse di Valium per tranquillizzarlo e farlo dormire.
Il viaggio sarà ricco di incontri più o meno fortunati e poetici, subìti o cercati, nonché di avventure e di disavventure, costellato di risate, di meraviglia, di gioia, di paura, di scoramento, di determinazione. Ma soprattutto sarà una lunghissima passeggiata nei ricordi favorita anche dalla visione delle diapositive che i due hanno portato con sé. Ricordi di una vita "ordinaria", come tiene a precisare Ella: "Ho vissuto una vita completamente ordinaria. Volevo soltanto la mia casa, l'amore e il benessere dei miei cari, nient'altro. Ero consapevole di non essere stata messa su questa terra per una ragione particolare, ma ero lì, ed ero contenta di essere lì, ammirata da tanta bellezza. Era un momento perfetto." (p. 109)
Perché Ella vede benissimo la fine della loro vita che si avvicina, ma - come John - non crede in un disegno che sta sopra di essa: "Vuoi credere che ci sia un disegno perché ti fa sentire meglio, ti dà l'illusione che la nostra esistenza abbia un senso, ma non è così. La gente pensa di intravederci Dio, in questi disegni, in queste ragioni, ma è soltanto perché non ha altre risorse. Ci accadono delle cose: alcune importanti, la maggioranza no, e qualcosa resta con noi sino alla fine. E dopo, cosa resta? Giuro che non lo so." (p. 185).
Intanto, mentre Ella va facendo queste riflessioni sull'esistenza, scorrono davanti ai nostri occhi le bellezze straordinarie nonché le bruttezze e le banalità della vasta terra americana attraversata dalla Route 66, insieme ai simboli della cultura americana, quelli ancora vivi e quelli che restano come vestigia di un passato che non c'è più.
Vi consiglio di leggere questo libro con una connessione a portata di mano (se fosse un ebook se ne potrebbe fare un enriched ebook e sarebbe assolutamente meraviglioso!), perché è bellissimo seguire il percorso di Ella e John sulla cartina americana, trovare i posti dove si fermano, anche i più piccoli e insignificanti, vedere le foto dei luoghi dove mangiano e dormono e che sono esattamente come Ella li descrive. Nella sua prefazione Paolo Giordano ci avverte che la Route 66 non è bella come Ella e John ce la fanno vedere ed è solo attraverso i loro occhi che possiamo coglierne una densità, un significato non turistico, quello che si sostanzia della vita ordinaria, eppure straordinaria di queste due persone e del loro amore che in qualche modo è riuscito a sopravvivere al tempo e alla malattia.
Alle ultime pagine qualche lacrima sarà inevitabile, ma quello di Zadoorian non è un libro lacrimevole, è piuttosto un libro di straordinaria vitalità in cui, come Ella e John, andremo alla ricerca della bellezza e del divertimento, e inevitabilmente accanto ai "momenti perfetti" troveremo le malinconie, le fatiche, e le tristezze che sono proprie della nostra natura di esseri finiti, infinitesimali e consapevoli di esserlo.
Non ho visto il film di Paolo Virzì - e non so se lo vedrò perché questo libro è troppo bello così, letto e interiorizzato - ma non mi meraviglia che un regista sensibile e attento all'animo umano e alle sue infinite pieghe sia stato conquistato dalla storia di Ella e John.
Una storia che vi rimarrà dentro a lungo, forti dello stesso sentimento che anima il viaggio di Ella: "Buffo quanto la sensazione della mia totale, profonda irrilevanza mi consoli, ultimamente".
Voto: 4,5/5
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