Ed eccomi al Detour per i documentari de L’Internazionale. All’interno del ricco programma proposto scelgo di andare a vedere questo film brasiliano del 2016 realizzato - grazie al crowdfunding - dai registi Caio Cavechini e Carlos Juliano Barros. I due ci tengono a sottolineare nei titoli di testa che Entre os homens de bem è un film totalmente indipendente e non ha ricevuto sostegni da nessuna parte politica.
La mia scelta nasce dal fatto che in un paese come il nostro - dove i media ci raccontano solo quello che accade in Europa e negli Stati Uniti - mi sento profondamente ignorante sugli altri paesi del mondo e così, quando c’è qualche occasione per capirne qualcosa in più del mondo lontano, cerco di non lasciarmela sfuggire.
Il film di stasera segue da vicino il deputato brasiliano Jean Wyllys nel periodo che precede la sua seconda candidatura per il Congresso. Wyllys è il primo deputato apertamente gay della storia parlamentare brasiliana impegnato in prima linea nella campagna LGBT, in particolare nella battaglia per far riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
La prima elezione di Wyllys era stata favorita dalla sua vittoria – contro ogni pronostico - al Grande fratello brasiliano, vittoria che il giovane brasiliano aveva usato in termini politici per portare la sua azione in parlamento. Ovviamente questa sua partecipazione finirà per essere usata come strumento contro di lui, una specie di marchio di infamia (quando non si vuole utilizzare l’argomento della sua omosessualità), sebbene Wyllys – che è laureato in giornalismo – dimostri nel suo mandato politico di avere intelligenza, qualità umane e competenze. In parlamento però Wyllys deve scontrarsi con la cosiddetta Santa Alleanza, l’unione dei deputati di fede evangelica presenti in parlamento - trasversali a vari partiti - impegnati a difendere la famiglia tradizionale e ad avversare qualunque legge di riconoscimento dei diritti degli omosessuali.
I contenuti del conflitto sono noti anche a noi, avendoli vissuti e vivendoli ancora quotidianamente nel nostro paese. È però piuttosto scioccante seguire il processo di radicalizzazione del conflitto che ha caratterizzato la campagna elettorale brasiliana e la successiva attività parlamentare: nonostante l’atteggiamento di Wyllys appaia piuttosto pacato, l’attacco nei suoi confronti assume toni duri e molto offensivi da parte dei candidati dell’opposizione, con la conseguenza di produrre uno scontro e una frattura profonda anche nella società civile e da rendere Wyllys oggetto di fake news screditanti e vere e proprie minacce di morte.
E così, all’esito delle elezioni, è vero che Wyllys decuplica i voti rispetto alle elezioni precedenti, ma il fronte conservatore in parlamento assume proporzioni quasi inquietanti.
È per questo che la riflessione finale di Wyllys per il quale la politica non è – come diceva Aristotele – qualcosa che nasce con l’uomo ma uno spazio “tra” gli uomini, uno spazio di mediazione dei conflitti, appare ancora più amara se confrontata con il clima politico che sembra ormai caratterizzare non solo il Brasile ma moltissimi altri paesi del mondo.
Un ritratto, questo di Jean Wyllys, forse inevitabilmente di parte, ma nel complesso equilibrato e sincero nel rappresentare un mondo per certi versi a noi vicinissimo, e per altri invece profondamente lontano.
Voto: 4/5
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