Un anno senza te / storia Luca Vanzella; disegni e colori Giopota. Milano: Bao Publishing, 2017.
Siamo a Bologna, una Bologna che un po' è quella vera come tutti la conosciamo con i suoi portici e le sue torri, un po' è quella riletta e immaginata in modo quasi magico dalla mente di Luca Vanzella e dai disegni di Giopota.
Antonio è uno studente di storia medievale e sta preparando una tesi sui santi dimenticati. In questo ultimo anno di università dovrà però affrontare la fine della storia con Tancredi con tutto quello che ciò comporta: lo scoramento, la mancanza di fiducia in se stesso, la nostalgia e i ricordi, le piccole illusioni quotidiane e le grandi delusioni, i tentativi falliti di iniziare nuove relazioni, i rapporti e le avventure con i suoi coinquilini, anche loro altrettanto irrisolti sul piano sentimentale. In poche parole, la metabolizzazione dell'abbandono.
Dodici mesi per recuperare dopo una storia di soli tre mesi, ma che fa seguito a diverse altre delusioni sentimentali. Dodici mesi per comprendere che è sempre noi stessi che stiamo cercando. Come scrive Reviati in Sputa tre volte, "si piange sempre per noi stessi", e questo è assolutamente vero anche nelle delusioni d'amore.
Lo stile di Vanzella e Giopota non è però introspettivo in maniera lacrimevole, bensì frizzante e a tratti ironico. E il mescolarsi di realismo e inserti onirici e surreali (la nevicata di conigli ad esempio), nonché la reinterpretazione di cose reali in termini buffamente astratti, conferiscono al racconto una freschezza poco consueta nei graphic novel italiani e che a tratti ricorda alcuni elementi tipici dei manga.
Del resto, lo stesso Antonio, il protagonista, è al contempo buffo e macchiettistico come il personaggio di un manga, ma anche classico e quasi vintage persino per un fumetto contemporaneo, senza per questo risultare meno credibile e umano. E dunque riconoscibile dal lettore.
Un anno senza te si mantiene quasi sospeso in uno spazio-tempo indefinito in cui riconosciamo molte cose e nello stesso tempo ci sentiamo sperduti.
Come Antonio, alla fine della lettura dell'albo anche noi prenderemo la nostra spada in mano e ci sentiremo più pronti e più forti per affrontare il mondo, anche se certo a volte non è facile; l'importante è ricordarsi di potercela fare, grazie anche alle risorse che ci portiamo dentro e ci costruiamo attraverso le esperienze.
Voto: 3,5/5
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