Sputa tre volte / Davide Reviati. Roma: Coconino Press, 2016.
Sputa tre volte è il lavoro che - dopo il successo già ottenuto da Morti di sonno - ha portato alla ribalta l'universo grafico e concettuale di Davide Reviati, fumettista proveniente dalla provincia di Ravenna.
Non so se chi legge ha presente l'oggetto di cui stiamo parlando, ma è bene sapere che si tratta di un volume di 562 pagine, un tomo densissimo, che a differenza di molte altre pubblicazioni del genere, non è un libro da leggere in un'oretta di pausa. E questo sia per le dimensioni sia per la concentrazione e l'attenzione che la lettura di questo volume richiede.
Sputa tre volte appartiene a uno dei generi più rappresentati nel mondo dei graphic novel, ossia il racconto di formazione semiautobiografico che si focalizza sull'età di passaggio per eccellenza alla vita adulta, ossia l'adolescenza.
Qui il protagonista è Guido, un ragazzetto piuttosto scapestrato, che non ne vuole sapere della scuola e preferisce andare in giro a cazzeggiare con gli amici di sempre, Grisù e Katango. Ma dove vive Guido, ossia nella profonda provincia romagnola, da sempre è in atto una contrapposizione tra gli abitanti del luogo, i "gagi", e gli zingari, i "sinti", disprezzati dalla popolazione e considerati responsabili di tutto quello che di negativo accade in questa piccola comunità.
Tutti, fin da bambini, introiettano questo disprezzo e questo senso di superiorità culturale, anche quando tra le vite dei "gagi" e quelle dei rom non c'è poi così tanta differenza, o quando i percorsi degli uni si incrociano più o meno volontariamente con quelli degli altri. Dietro un'apparenza che tiene gli zingari a distanza quasi fossero tutti matti o appestati, gradualmente si scopre che la realtà è molto meno ordinata e i ruoli molto meno definiti di quanto non appaia a prima vista.
E Guido lo scoprirà a poco a poco.
La narrazione di Reviati procede secondo un ordine non cronologico, muovendosi avanti e indietro nel tempo, per episodi e fasi che vedono Guido bambino, adolescente o giovane prima di spiccare il volo. La stessa alternanza e mescolanza caratterizza i racconti del reale e quelli onirici e mentali. Il lettore è dunque risucchiato in questo mondo cupo, guardato attraverso gli occhi di un bambino e poi di un adolescente, e quindi a tratti incomprensibile.
Fin qui potrebbe sembrare qualcosa di già visto e letto; in realtà l'albo di Reviati emerge grazie al suo respiro ampio, che dalla vicenda personale e tutto sommato limitata di Guido si allarga a una riflessione più ampia su storia, cultura e usi della popolazione rom. Il breve racconto a fumetti finale dedicato alla poetessa rom Papusza e l'ampia bibliografia finale sono la testimonianza definitiva del fatto che quello di Reviati è un vero romanzo in forma di fumetto.
E come tutti i romanzi che si rispettino durante la lettura delle sue pagine si alternano momenti di spaesamento, altri di noia e alcuni di vera e propria illuminazione, vignette e pagine che restano davvero negli occhi e nella mente.
Un graphic novel di cui non ci si innamora immediatamente ma che conquista lentamente, e forse per questo in maniera più durevole.
Voto: 3,5/5
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