Un concentrato di energia pura.
Questa potrebbe essere la sintesi del concerto di Ani Di Franco a Villa Ada per la tradizionale kermesse musicale estiva (invero quest'anno un po' in tono dimesso non tanto per la selezione dei cantanti, bensì per l'allestimento complessivo).
Arrivo purtroppo in ritardo a causa di un impegno di lavoro, cosicché al cancello sento che Ani sta già cantando e spero non da troppo tempo. Quando arrivo davanti al palco vedo una folla ordinata e composta, ma - com'è chiaro fin dal principio - molto appassionata. Un pubblico in cui mi rispecchio parecchio sia per la fascia di età cui appartiene sia per il modo di porsi e di vestire. Qualcuno regge un palloncino rosso su cui c'è scritto MARRY ME, che - sono sicura - alla fine del concerto è diventato il pensiero di tutti.
Ani Di Franco è vestita con una canottiera nera e dei pantaloni larghi neri. È uno scricciolo rispetto alle enormi chitarre che imbraccia e che vengono sostituite quasi ad ogni canzone, nonché rispetto agli altri membri della band (cosa che diventa evidente al momento dei saluti finali). Intorno a lei una vocalist con una chioma afro bellissima e una voce che non è da meno, un bassista, un chitarrista, un contrabbassista e un batterista.
Mi cerco un angolino da cui posso fare qualche foto, visto che almeno a Villa Ada non ci sono divieti. E appena nel mirino della mia macchina fotografica inquadro questa donna ne vengo letteralmente conquistata.
Ani è una forza della natura. Sorridente, comunicativa, impegnata (le sue canzoni parlano di parità di genere, di libertà, di ambientalismo, di pacifismo); interagisce con grinta e dolcezza sia con gli altri membri della band sia con il pubblico tra una canzone e l'altra.
La sua scaletta prevede diverse canzoni del suo nuovo lavoro che si chiama Binary, ma anche canzoni del suo lungo e ricco passato musicale. Prima di cantare la title track del suo nuovo album fa salire sul palco una sua amica che ci recita in italiano la traduzione del bel testo della canzone, che parla di un presente inquietante e di un futuro distopico e auspica la capacità del genere umano di non perdere il valore della solidarietà e della fratellanza universale.
Il pubblico è a tratti rapito e silenzioso, a tratti euforico e balla e batte le mani a ritmo insieme ad Ani. All'ultima canzone è chiaramente impossibile lasciarla andare via così, e nel giro di pochi secondi Ani e la sua band sono di nuovo sul palco per cantarci ancora un paio di canzoni.
Al secondo saluto e seconda uscita dal palco è già partita la musica trasmessa dall'organizzazione che decreta la fine del concerto, ma il pubblico non ci sta. E Ani non si fa attendere troppo e ci chiede se vogliamo ballare. Eccola così di nuovo sul palco con la chitarrona a suonarci una canzone folk nel cui ritmo veniamo trascinati.
Alla fine tutti vorremmo andare a prenderci una birra con questa donna bellissima, la cui energia ci è entrata dentro. E dopo un concerto così non si può non capire il valore della musica dal vivo, che quando i musicisti sono veramente tali fa davvero percepire la differenza tra l'esperienza di ascoltare la musica e quella di viverla.
Voto: 4/5
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