I jeans di Bruce Springsteen e altri sogni americani / Silvia Pareschi. Milano: Giunti, 2016.
Questo libro mi è stato regalato con tanto di dedica della scrittrice, e tutto ciò è successo mentre stavo leggendo Correzioni di Jonathan Franzen che Silvia Pareschi ha tradotto. Ispirandomi a un famoso film e al titolo del blog dell'autrice - che si chiama Nine hours of separation in quanto lei vive per metà dell'anno a San Francisco - dirò che questo è stato possibile perché tra me e lei esiste un solo grado di separazione: un'amicizia comune.
Comunque, veniamo a noi, anzi veniamo al libro di Silvia Pareschi, che è fatto di 10 racconti, uno dei quali è dedicato appunto ai jeans di Bruce Springsteen di cui al titolo; si tratta di racconti che riguardano gli Stati Uniti d'America e in particolare le esperienze dell'autrice a contatto con la cultura americana nel suo primo viaggio come ragazza alla pari e poi nei periodi successivi di vita americana, quando ha iniziato la sua attività di traduttrice. Le città protagoniste sono New York e, soprattutto, San Francisco, dove appunto Silvia vive.
Come tutti i libri di racconti, in questo caso di "racconti di viaggio", il giudizio è sì complessivo, ma anche specifico. A me complessivamente il libro è piaciuto; avevo bisogno di un libro leggero e divertente, dopo aver letto una serie di mattoni magari bellissimi ma indigeribili e in un periodo della mia vita in cui mi serviva un pochino di serenità.
Nello specifico, poi, alcuni racconti li ho trovati gradevoli ma un po' acerbi, altri li ho trovati superbi e trascinanti. In particolare ho trovato esilaranti il racconto in due parti dal titolo "La scelta della religione" e quello dedicato a "Il palazzo del Porno". In entrambi i casi Silvia Pareschi ci offre un punto di vista inedito sull'America e su alcune sue caratteristiche, e lo fa con un approccio divertito, privo di giudizio e serenamente liberatorio, ma con una attenzione alla verità e un atteggiamento da inchiesta giornalistica ammirevoli.
Bello anche il racconto "Katrina" che racconta l'uragano e le sue conseguenze dal punto di vista di una coppia di New Orleans.
Ogni racconto però getta luce su qualche dettaglio della vita americana e ovviamente dell'interazione tra la sua autrice e l'America con un linguaggio semplice, ma non banale, e con un approccio totalmente genuino, tanto che sembra quasi, in alcuni momenti, di stare dialogando con la scrittrice.
Ogni tanto avere a che fare con una scrittrice che non se la tira e che non sembra che abbia capito tutto della vita e te lo debba spiegare è non solo profondamente rilassante, ma anche molto salutare per la propria autostima e per l'umore.
Personalmente sono diventata una lettrice anche del suo blog, che - come anche il libro - mi sta facendo venire voglia di esplorare la costa occidentale degli Stati Uniti da un lato, e dall'altro me la fa guardare senza quel filtro edulcorato o viziato da una lettura ideologica di cui a volte soprattutto la storia e la cultura di San Francisco soffrono.
Voto: 3,5/5
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