Qualche mese fa avevo convinto (direi facilmente!) F. a organizzare una trasferta milanese per andare a vedere a Milano il concerto dei Daughter il primo settembre nell’ambito della manifestazione Unaltrofestival al Circolo Magnolia. A quel tempo la data milanese era l’unica del gruppo prevista in Italia; poi in realtà i Daughter sono venuti anche a Roma, a Villa Ada, ma per fortuna non mi sono dovuta mangiare le mani perché non ci sarei potuta andare!
E così, dopo tutte le trasferte vacanziere, eccoci qui a settembre, pronte al treno per partire.
Arriviamo a Milano verso le 19,30 e andiamo immediatamente al nostro b&b che abbiamo trovato su airbnb e che si rivelerà un’ottima soluzione perché, oltre a essere collocato quasi di fronte a Pavè, un posto molto buono soprattutto per la colazione, è a metà strada tra due stazioni della metro su due linee diverse e dunque perfetto per esplorare la città.
Una volta posate le borse e messa su una maglietta e un pantalone adatti al concerto usciamo dirette verso il Circolo Magnolia, che sta praticamente all’Idroscalo, dopo l’aeroporto di Linate. Autobus 73 da San Babila, poi da lì a piedi lungo la pista ciclabile totalmente al buio e finalmente siamo al Circolo, dove il Festival è già cominciato, ma noi stiamo svenendo dalla fame. I food truck hanno finito quasi tutto, ma per fortuna riusciamo a raccattare un paio di cartocci di fritti e due birre per placare i nostri stomaci, ed eccoci in posizione in mezzo a una folla di milanesi e stranieri, tutti un pochino hipster, per assistere al concerto.
Stanno cantando Edward Sharpe & the Magnetic Zeros, che né io né F. conosciamo, mentre la folla è praticamente in visibilio. Effettivamente il gruppo guidato dal cantante Alex Ebert, con il suo stile un po’ folk e un po’ hippie è parecchio trascinante e anche noi cominciamo a ballicchiare a ritmo di musica. Quando finiscono di cantare mi dico che una volta a casa andrò a cercarmi la loro musica per capire se si è trattato solo dell’effetto Festival, oppure effettivamente il gruppo merita. Dopo un breve cambio di palco, puntualissimi arrivano i Daughter, il gruppo fondato da Elena Tonra che si è costituito come un trio insieme al chitarrista Igor Haefeli e al batterista Remi Aguilella.
La cantante è molto timida, e all’inizio sembra quasi senza voce. Ma dopo un paio di canzoni e qualche aggiustamento anche da parte del tecnico del suono, il concerto decolla e il pubblico si scalda sempre di più, soprattutto quando Elena – di solito schiva – si apre in grandi sorrisi verso il pubblico e conquista tutti. I Daughter cantano per circa un’ora proponendo il meglio dei loro due album If you leave e Not to disappear, e, come mi è capitato già altre volte con altri gruppi, a me fanno l’effetto di regalarmi emozioni ed entusiasmo che l’ascolto della loro musica registrata non sempre è in grado di garantirmi.
A mezzanotte e qualcosa siamo fuori dal Magnolia e poco dopo a Linate, dove prendiamo un taxi per tornare al b&b, dopo una lunghissima, ma soddisfacente giornata.
Il giorno dopo sono previsti un po’ di giri per Milano alla scoperta di cose ancora non viste, ma anche per shopping, approfittando dei saldi di fine estate. In particolare, vedremo il piccolo ma interessante Orto Botanico nella zona di Brera (peccato solo essere stata letteralmente mangiata dalle zanzare) e la sorprendente chiesa di San Maurizio, in via Magenta, che viene chiama la “cappella sistina” di Milano, per il fatto di essere completamente affrescata (la bellezza della chiesa sta anche nella sua struttura architettonica, con la divisione tra l’area per i fedeli e quella per le suore dietro un muro su cui si apre solo una grata). Troviamo anche il tempo di fare un giro dentro l’enorme negozio di fumetti che fa angolo tra via Lecco e via Casati, La borsa del fumetto, e dove ovviamente non posso non comprare almeno una cosa.
A pranzo ci fermiamo in zona Brera in un ristorante libanese contemporaneo, dove mangiamo molto bene, anche se non ci è chiaro dove starebbe la contemporaneità, forse nell’ambiente.
La sera vogliamo fare un giro nel quartiere di Isola e Porta Nuova, dove F. non è mai stata. Prima però decidiamo di andare a mangiare. Vorremmo mangiare milanese, e un po’ frettolosamente cerchiamo qualcosa di aperto e di non troppo ricercato, ma buono. Sui preferiti di Puntarella rossa notiamo il ristorante L’altra isola, che è un po’ fuori dal cuore del quartiere, in zona viale Jenner. Telefoniamo e F. rimane già colpita dal fatto che la persona che gli risponde al telefono non è molto reattiva.
Quando arriviamo davanti alla porta, ci sono parecchi adesivi di segnalazioni (almeno fino al 2015) e, anche se dalla finestra avevamo visto che era vuoto, decidiamo di entrare lo stesso, ma ecco ciò che ci si presenta davanti: un ottantenne che gioca a carte a un tavolo con una cinquantenne cinese, mentre nella cucina altri due cinesi (?) si girano un po’ i pollici. Cominciamo ad avere un pessimo presentimento, che diventa riso e pianto insieme quando vediamo il menu, dove il risotto alla milanese costa 13 euro, la cotoletta ne costa 30 (avete capito bene e io non ho sbagliato a scrivere) e dei funghi trifolati 20 euro!!!! Abbiamo capito di aver preso la sòla, così ingurgitiamo un risotto alla milanese salato e uno al salto piuttosto duro, paghiamo i nostri 15 euro e fuggiamo. Siamo piuttosto depresse, ma dopo un po’ anche divertite, però abbiamo proprio bisogno di tirarci su. Così innanzitutto facciamo un giro per il quartiere Isola, molto bello, passeggiamo fino alla zona di porta nuova, in mezzo ai grattacieli di Boeri e alle costruzioni di piazza Gae Aulenti. Poi quando siamo stanche di guardare il nuovo skyline della città e questa commistione tra case di ringhiera e grandi grattacieli di cemento e vetro ci fermiamo da Malù a prendere un dolcino e un prosecco per terminare degnamente la serata.
E comunque, a questo giro, il mio contapassi sul cellulare conta 35.000 passi, praticamente record assoluto!
Il sabato, nostro ultimo giorno di questa trasferta milanese, dopo una ricca colazione da Pavè, andiamo in zona Duomo, perché il nostro obiettivo è andare a visitare la mostra di Escher, che avevamo perso a Roma. Un’esperienza bellissima, grazie a una mostra ricchissima che permette di seguire passo passo il percorso artistico e intellettuale di questo personaggio, nonché di divertirsi in maniera anche interattiva con i giochi visivi che Escher ha sperimentato nelle sue creazioni durante tutta la vita. La mostra prende praticamente tutta la mattinata, anche se nemmeno ce ne accorgiamo. Quando usciamo fa caldissimo, ci dirigiamo verso la Galleria Vittorio Emanuele perché abbiamo letto da qualche parte che in occasione dell’Expo è stato inaugurato un percorso sopra i tetti della Galleria, che si chiama Highline Galleria. Il percorso è carino e offre qualche scorcio suggestivo e originale sulla città, ma decisamente l’ingresso costa troppo.
A piedi imbocchiamo via Torino, dove ci fermiamo a visitare la chiesa di San Satiro (che come quella di San Maurizio è tenuta aperta meritoriamente dai volontari del Touring Club) e scopriamo un altro piccolo gioiellino in particolare per la sacrestia bramantesca, il sacello, il gruppo ligneo della pietà e l’abside pochissimo profondo ma dipinto e decorato in maniera da creare un effetto ottico di profondità. Da qui ci dirigiamo poi alle colonne di San Lorenzo, un altro scorcio molto suggestivo della città che non avevo mai visto, e lì vicino mangiamo un’insalata e un panino in un posto che si chiama Panini di mare, dove devo dire che la qualità di ciò che mangiamo (un polpo gustosissimo e morbidissimo) giustifica i prezzi un tantino alti. Una volta rifocillate proseguiamo fino alla darsena e poi lungo Alzaia Naviglio Grande per andare a vedere il vicolo dei Lavandai, con il canaletto coperto dalla tettoia di legno, dove appunto si andavano a lavare i panni.
Due giornate intensissime alla scoperta di una Milano non scontata e ricca di sorprese (per la maggior parte positive!). Sabato sera eccoci di ritorno nella nostra Roma, certo bellissima, ma senza dubbio rimpiangeremo la facilità e rapidità degli spostamenti milanesi. Alla prossima.
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