Dopo la vacanza post natalizia che ci ha fatto innamorare dell'Abruzzo e ci ha lasciato una voglia infinita di continuare ad esplorarlo, torniamo per una breve due giorni. Innanzitutto vogliamo di nuovo fare dei giri nell'altopiano di Campo Imperatore dove, dopo Natale, la mobilità era fortemente ridotta, e poi vogliamo andare a visitare Bominaco che avevamo colpevolmente sottovalutato.
Dopo un bellissimo percorso in macchina, una sosta per mangiare il nostro pranzo sui prati subito dopo il punto di partenza della funivia del Gran Sasso, e una piccola passeggiata in cima a un colle da dove si gode una vista spettacolare, arriviamo alla nostra location, che questa volta (purtroppo per una sola notte) è il Rifugio Racollo, una piccola casetta persa in mezzo all'altopiano, a due passi dal piccolo Lago di Racollo da cui prende il nome. Siamo gli unici ospiti per la notte, anche se quando arriviamo - all'ora di pranzo - le due salette sono piene di gente che mangia e ci sono odori buonissimi dappertutto (soprattutto - ma non solo - di arrosticini). Prendiamo possesso della nostra stanzetta con vista sul laghetto e sulle verdissime colline, che a loro volta sono circondate di montagne altissime, ma che - visto che siamo già a 1.600 metri - non sembrano poi così alte.
Al rifugio i cellulari non prendono e non arriva la linea telefonica; bisogna fare sei chilometri verso Santo Stefano di Sessanio per riavere la linea. L'energia elettrica è fornita da due generatori, perché nel parco non si può mettere un pannello solare (sic!) e il wifi è satellitare e non funziona mica tanto bene.
Ma lì, nel mezzo del niente, ci si sente benissimo, e Claudia e Fabrizio (due dei gestori che abbiamo incontrato nel nostro breve soggiorno) ti fanno sentire a loro agio raccontandoti tutto quello che vuoi sapere, portandoti cose buonissime da mangiare e affrontando l'emergenza quando i due generatori si rompono e restiamo solo con le torce, senza telefono e senza wifi. Ma che bella sensazione di libertà!
Prima però che la corrente andasse via abbiamo avuto il tempo di fare una passeggiata in queste infinite praterie con i declivi dolci lungo un sentiero CAI fino a delle rovine che vedevamo da lontano e a un altro laghetto. Nel frattempo, il tempo ci ha proposto tutte le possibilità: nuvoloni, sprazzi di azzurro e infine la pioggia, prima sottile e poi battente, che ci convince a tornare indietro. Una volta al rifugio siamo completamente zuppe e i nostri abiti rimarranno sostanzialmente così fino alla ripartenza...
Sonnellino ristoratore e poi ci aspetta un aperitivo ricchissimo che si trasforma in cena quando arriva al rifugio un gruppetto di ragazzi che festeggia un addio al celibato: salumi, formaggi, pallette cacio e ovo, uovo e peperoni, farro, anellini di pasta con le verdure e chi più ne ha più ne metta. Con la pancia piena si va a dormire nel buio e nel silenzio assoluto della stanzetta.
La mattina dopo il tempo è un po' migliorato, cosicché io posso scatenarmi con la mia nuova macchina fotografica a cercare di catturare la bellezza mozzafiato e incredibile di questi luoghi. Decidiamo di esplorare in macchina l'area che non avevamo visto a Natale, ma non è che facciamo molti chilometri perché - come già accaduto il giorno precedente - non possiamo che fermarci ogni pochi metri per fare le foto e fare due passi sui prati.
Ci dirigiamo verso l'albergo di Mussolini, su in alto a Campo Imperatore, da dove vorremmo fare una passeggiata verso il rifugio Duca degli Abruzzi, ma già quando saliamo ci rendiamo conto di stare entrando completamente nella nube e, quando siamo su, la nebbia è così fitta che non si vede nulla intorno, tranne le numerose moto dei motociclisti arrivati fin qui.
Dunque, decidiamo di ridiscendere e ci incamminiamo nella direzione di Bominaco, verso il Parco del Sirente Velino. Quando arriviamo in paese è l'ora di pranzo, cosicché ci fermiamo a mangiare all'unica trattoria del luogo per il nostro ultimo pasto abruzzese (in cui non potevano mancare gli arrosticini, mai buoni però come quelli di Campo Imperatore). Dopo pranzo saliamo al complesso abbaziale composto dall'Oratorio di San Pellegrino e dalla Chiesa di Santa Maria Assunta. Ci sono anche altri visitatori che già hanno chiamato la signora il cui numero campeggia sul cancello, Dora.
Ed ecco arrivare la signora che, con un'eleganza e una compostezza tutti abruzzesi, ci apre e ci fa una bella visita guidata innanzitutto nell'Oratorio completamente affrescato, i cui affreschi risalgono al 1260, tanto da avergli meritato il nome di Cappella degli Scrovegni d'Abruzzo. In realtà qui - a differenza che a Padova - dominano i colori caldi, giallo e rosso, che la signora ci dice essere ottenuti dallo zafferano di cui quest'area è ricca. L'interno dell'oratorio ci lascia a bocca aperta! Poi andiamo alla Chiesa abbaziale parzialmente ricostruita, soprattutto nella parte relativa agli edifici esterni. Ma la vista dal retro sugli absidi che si innalzano direttamente sulla roccia è eccezionale.
Alla fine della visita decidiamo di inerpicarci verso i resti del castello sulla cima della collina. Non sappiamo che ci attende un panorama strepitoso che da un lato si apre sul paese di Navelli e sulla sua piana, mentre in lontananza si intravedono i resti del castello di San Pio delle Camere, e dall'altro sul paese di Bominaco e sui monti verdissimi che chiudono questa parte di paesaggio e dominano il paese. Una vera meraviglia che restiamo a contemplare per un po'...
Poi prendiamo il sentiero che dal castello scende fino al paese e, purtroppo, la nostra vacanza a questo punto è già finita, e tocca tornare di nuovo verso il caos e gli orizzonti ristretti della città.
Ma l'Abruzzo si conferma una nostra meta del cuore.
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