Dall'uscita del loro disco Silently. Quietly. Going away gli Any Other avevano suonato a Roma già due volte, ma tutte le volte per motivi vari me li ero persi. Così, quando ho visto che era previsto un loro nuovo concerto al Quirinetta, mi sono fiondata a comprare i biglietti.
Ed eccomi qua, insieme a F., in un Quirinetta ancora praticamente deserto. Ci sediamo alle poltroncine laterali a fare due chiacchiere in attesa che sul palco salga il primo gruppo previsto per oggi, Armaud.
La giovane età dei gruppi che si esibiranno oggi si rispecchia nell'età media del pubblico, mai così bassa ai concerti cui ho partecipato ultimamente. Poco a poco il parterre si riempie e in prima fila ci sono questi ragazzi ventenni con le facce pulite, che mi fanno tantissima tenerezza e mi danno anche tanta speranza.
Sale sul palco Armaud, la multistrumentista romana Paola Fecarotta, accompagnata dagli altri due componenti del trio, Marco Bonini (dei mamavegas) e Marco Mirk. Il primo pezzo è interamente strumentale e ci dà la misura delle sonorità di questo gruppo, che sono un mix particolare di melodie in parte già sentite e soluzioni e proposte nuove. La voce di Armaud è un soffio, che viene totalmente soffocato da chitarre e batteria. Solo nel pezzo in cui Armaud canta da sola con la sua chitarra si può davvero apprezzare il suo essere anche cantante. Ma la giovane musicista, che ci fa ascoltare tromba, chitarra e tastiere, e che mostra una timidezza incredibile nei confronti del pubblico, sa il fatto suo e la sua performance si fa apprezzare.
Alla fine del loro concerto e dopo una breve pausa ecco salire sul palco gli Any Other. Qui è evidente da subito che l'anima del gruppo è Adele Nigro, una ragazza di 22 anni che quando suona la sua chitarra e canta dimostra di avere personalità da vendere. La ragazza, che ha iniziato giovanissima a suonare in un duo chiamato Lovecats, è accompagnata da Erica alla batteria e Marco al basso in questa nuova avventura musicale che si chiama Any Other.
L'estetica e la fighettaggine non sono certamente le cose su cui questo giovane gruppo punta, ma la sostanza è tanta. Le sonorità indie-rock anni '90, i testi giovanilisti, ma ispirati, delle canzoni, la voce possente di Adele, le melodie che si sviluppano in un crescendo che trascina il pubblico sono i loro punti di forza.
Adele canta in inglese non solo con un accento invidiabile ma con una padronanza notevole, e mentre la guardo, la ascolto e la fotografo penso che questa ragazza è destinata a fare strada, e forse non solo nella musica. Spero che non molli, e penso che non riesco a non avere fiducia in questi ventenni con gli occhi pieni di bellezza, (un po' come Gianni Zanasi nel suo La felicità è un sistema complesso).
Il pubblico - pur non numerosissimo - si muove a ritmo, applaude e partecipa, evidentemente gratificato dalla musica che questi ragazzi stanno esprimendo sul palco.
E, come sono arrivati, così gli Any Other se ne vanno, mescolandosi al pubblico, esattamente come quando sono entrati al Quirinetta e la prima cosa che hanno fatto è stata mettersi in platea ad ascoltare Armaud.
Bravi! Coltivate quello che siete e spero che diventerete quello che volete diventare (OMG, come sto diventando vecchia! ;-) )
Voto: 3/5
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