Fun home. Una tragicommedia familiare / Alison Bechdel. Milano: Rizzoli Lizard, 2007.
Il romanzo a fumetti di Alison Bechdel è una vera e propria autobiografia e un racconto per immagini della storia della propria famiglia, filtrata in particolare attraverso il rapporto dell'autrice e protagonista con il proprio padre. Bruce è un insegnante di liceo, nonché il titolare di un'agenzia di pompe funebri (da cui il nome con cui Alison e i suoi fratelli chiamavano la loro casa, “fun home”). Bruce è un padre autoritario, ma ossessionato dalla cura della casa (trasformata in una specie di casa-museo) e del giardino.
Nel momento in cui Alison, ormai al college, decide di fare coming out con la sua famiglia, scopre che suo padre è gay e che il matrimonio con sua madre è stato una scelta di rispetto della forma e delle convenzioni, ma non ha intaccato le abitudini di vita e sessuali di suo padre. Di lì a poco sua madre decide di divorziare e suo padre muore in circostanze misteriose, probabilmente suicida.
In questa storia personale e familiare certamente forte dal punto di vista emotivo, Alison Bechdel, percorrendo il tempo in ordine non cronologico, bensì muovendosi avanti e indietro attraverso gli eventi, fa una specie di operazione di autocoscienza e di comprensione del mondo nel quale è cresciuta e che ha costituito per lei motivo di dolore, di confusione, di difficoltà nello sviluppo emotivo, ma anche di stimolo e di costruzione di complessità.
Ebbene, la cosa buffa è che la mia personale sequenza del tutto casuale di lettura che riguardava due libri senza alcun legame l'uno con l'altro (Karoo e Fun home) si è caratterizzata per una perfetta continuità, e ha rivelato insospettabili punti di contatto e riferimenti ricorrenti. Innanzitutto il rapporto tra realtà e immagine della stessa, ovvero tra verità delle cose e finzione perseguita o imposta, con il corollario dell'inevitabile riflessione se sia più vera la realtà o la sua immagine costruita. In secondo luogo, il riferimento letterario alla figura di Ulisse: in Karoo il protagonista è ossessionato dalla scrittura di una sceneggiatura il cui protagonista è un Ulisse alla deriva con la sua goletta nello spazio-tempo, alla ricerca di un senso dell'esistenza umana, mentre in Fun home molti sono i riferimenti all'Ulisse di Joyce, un libro che costituisce un fil rouge tra padre e figlia. Infine, in entrambe le opere il tema della famiglia e in particolare del rapporto tra padre e figli è assolutamente centrale, ed entrambe sembrano in qualche modo restituirci l'idea che niente in questo rapporto è dato o scontato, niente è per così dire naturale, bensì si tratta di un rapporto che richiede una costruzione e, proprio per questo, spesso finisce per essere forzato e innaturale.
Ma cos'è più vera, la verità delle cose o quella che ciascuno si costruisce con la propria narrazione? Ed esiste davvero una realtà delle cose sotto l'ingombrante sovrastruttura del processo psicologico ed emotivo di analisi e comprensione che mettiamo in atto?
Non v'è dubbio che l'opera di Alison Bechdel è essa stessa una operazione di verità, che rispetto ad altri graphic novel non tenta neanche di camuffare l'autobiografia sotto le mentite spoglie della finzione, ma al mondo della finzione appartiene lo stesso, anche solo per il fatto che il racconto della realtà non è la realtà, e la narrazione a fumetti crea un parallelo canale narrativo, grafico e verbale, che inevitabilmente trasforma la vita in racconto.
Voto: 4/5
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