È la seconda volta che vado ad ascoltare dal vivo i Kings of Convenience. Era il 2013 quando ero andata al loro concerto a Villa Ada.
In questo caso però gli elementi di novità sono numerosi. Innanzitutto, in maniera del tutto originale, il concerto è una matinée (inizia a mezzogiorno), in secondo luogo la sua stessa organizzazione è pensata più come un'opera teatrale che come un concerto vero e proprio: i KoC suoneranno l'intero loro primo album, Quiet is the new loud, in due atti (corrispondenti - come dicono loro - al lato A e B dell'album), ciascun atto è preceduto da una breve intervista (in inglese) che si svolge su un divanetto in un angolo del palco.
Insomma, un'esperienza musicale decisamente diversa dal solito.
Le due brevi interviste sono molto interessanti e divertenti: l'intervistatrice chiede a Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe com'è nato il new acoustic movement, qual era la scena musicale a Bergen in quegli anni, che percorsi personali hanno fatto i due, com'è il loro rapporto con la musica e tra di loro. Eirik è quello serio (nella vita fa il consulente in ambito psicologico), Erlend è lo spilungone che si muove snodato sul palco, fa ridere il pubblico, è irriverente e spiritoso. A un certo punto poiché deve aspettare che gli portino un accessorio per la chitarra, improvvisa una canzoncina in italiano che parla del fatto che ha incontrato uno che ha fame!!
Ci si chiede come questi due giovanotti così diversi abbiano retto in tutti questi anni, ma forse hanno retto proprio perché sono così diversi.
Il concerto poi è una cosa decisamente anomala, perché la scaletta è già decisa in partenza e spesso il passaggio da una canzone all'altra richiede diversi minuti per accordare le chitarre in modo da consentire la giusta tonalità. In alcune canzoni i KoC chiedono il massimo silenzio (e chiedono di evitare i click delle macchine fotografiche), in altre i ritmi si alzano e anche il volume delle chitarre.
All'inizio l'atmosfera è un po' freddina (in tutti i sensi, Erlend ha persino uno sciarpone a scacchi), poi si riscalda quando quest'ultimo chiede al pubblico di schioccare le dita a tempo e di alzarsi in piedi. A quel punto il concerto prende tutta un'altra piega e diventa un vero concerto, almeno fino a quando il servizio sicurezza del teatro non ci chiede di sederci.
Non c'è niente da fare, ma non è facilissimo creare l'atmosfera giusta in un ambiente che di per se stesso non promuove una grande interazione come è quello teatrale. Certo, dipende dal tipo di musica, dipende dal momento e dall'umore dei cantanti, ma non è facile riprodurre l'atmosfera calda ed entusiasta di luoghi più piccoli e più scomodi dove si sta tutti ammassati uno sopra l'altro sotto il palco.
Comunque Erlend e Eirik sono deliziosi e le loro canzoni riscaldano il cuore, creando una bella atmosfera. Alla fine del concerto, il pubblico chiede a gran voce il bis, che arriva con due canzoni che fanno alzare e ballare tutto il pubblico. Fino alla foto di gruppo sul piazzale davanti all'Ambra Jovinelli.
Esperienza buffa e un po' surreale. Ma certamente da ricordare.
Voto: 3/5
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