È una bellissima domenica di marzo, con un cielo azzurrissimo e un’aria che tende al tiepido. Cosa c’è di meglio che andare a vedere una bella mostra di fotografia in una location fantastica, come è quella delle Terme di Diocleziano (proprio di fronte alla Stazione Termini)?
Per me che pure ormai vivo a Roma da più di 12 anni le terme sono una scoperta. Un posto immenso che, sebbene spogliato degli splendidi marmi che lo ricoprivano, trasmette perfettamente l’idea dell’eccezionalità del luogo. Tra l’altro le strutture romane si mescolano e si fondono con costruzioni di tempi ben più recenti, come ad esempio il chiostro su disegno michelangiolesco collegato alla basilica di Santa Maria degli Angeli. Per non parlare del museo e dei numerosissimi reperti e statue che potremmo guardare per ore.
Però il tempo a nostra disposizione non è molto e così – dopo qualche foto in questo splendido scenario - ci dirigiamo verso le sale dove è ospitata la mostra di Mario Dondero. Come spessissimo mi accade, non avevo mai sentito parlare prima di questo fotografo ed ero stata attirata soprattutto dalla bellissima foto della locandina e dalla frase di Ryszard Kapuściński che è stata scelta per raccontare la mostra: “Bisogna voler bene per fare belle foto”, in cui mi riconosco moltissimo.
La mostra – preceduta da un video che ci introduce al fotografo – è ricchissima di foto e copre tutta la lunghissima carriera di Dondero, dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri, dalle foto di persone comuni fatte per strada in tutto il mondo ai ritratti di personaggi famosi che hanno fatto la storia di questi ultimi sessant’anni, dalle foto per così dire sociali a quelle che testimoniano dei grandi eventi che hanno caratterizzato la storia dell’umanità in questo periodo.
Dondero è stato presente ovunque ci fosse da documentare o testimoniare situazioni e vicende che hanno cambiato il corso degli eventi. Ma soprattutto è sempre stato attento a cogliere l’umanità di chi stava davanti al suo obiettivo, fosse una persona qualunque oppure un grande artista o intellettuale.
Le immagini del fotografo genovese non sono sempre esteticamente impeccabili, non puntano necessariamente al massimo impatto visivo, però sono sempre in grado di raccontare delle storie e di stare dentro gli eventi con un punto di vista molto preciso che il fotografo non ha mai negato.
Nel complesso, la mostra è interessante e certamente centra l’obiettivo di incuriosire lo spettatore rispetto all’opera di Dondero. Però sul piano dell’allestimento si poteva certamente fare di meglio: innanzitutto nella selezione e nell’organizzazione delle foto, che sono tantissime e che sembrano a volte un po’ mescolate alla rinfusa piuttosto che organizzate secondo un vero criterio intellegibile; in secondo luogo le foto sono spesso scollate dai loro supporti di forex e le luci non sono messe in modo tale da consentire la migliore visione. Diciamo che si tratta di una mostra certamente realizzata a costi contenuti.
In ogni caso, il suo allestimento - nella misura in cui consente di scoprire le terme di Diocleziano e anche di venire a contatto con fotografi meno noti - deve essere certamente salutato con favore.
Voto: 3/5
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