Il nome del regista, Olivier Assayas, qualcosa mi diceva. E infatti - andando a ricontrollare - mi sono accorta che è suo un film di qualche anno fa, Après Mai, che pure mi era piaciuto, ma che come Sils Maria si crogiolava in qualche modo nelle parole, in un approccio decisamente intellettualoide e in un ritmo narrativo un po' sincopato.
Dirò innanzitutto che cosa mi è piaciuto di questo film.
Certamente l'ambientazione. Stupendi i paesaggi svizzeri (non a caso la Svizzera è uno sponsor del film!), bellissimo il fenomeno che nel film viene chiamato Maloya snake, praticamente una formazione di nubi che con particolari condizioni meteorologiche si forma presso il passo di Maloya prendendo la forma di un serpente e invadendo la valle e il bacino d'acqua. Ovviamente, il fenomeno atmosferico è una delle tante metafore e dei tanti specchi di questo film.
Ho trovato notevole la presenza scenica di Kristen Stewart (l'interprete di Twilight!). Credo che - fors'anche per il ruolo che interpreta - il suo personaggio, Valentine, l'assistente personale dell'attrice Maria Enders (Juliette Binoche), rubi quasi completamente la scena sia alla Binoche sia agli altri attori e la sua assenza nell'ultima parte del racconto si percepisce con forza.
Non mi è dispiaciuto il tema di fondo del film, il tempo che passa, cui sono legati tanti sottotemi altrettanto intriganti: l'inevitabile cambiamento del punto di vista, la nostalgia e l'attrazione potente esercitata dal passato, l'irriducibilità tra età diverse della vita che inevitabilmente non si comprendono fino in fondo, il contrapporsi tra la spregiudicatezza, ma anche la freschezza della gioventù, e la fragilità, ma anche la rotondità dell'età matura, il consumarsi di tutto, della vita, del tempo, ma anche dei desideri, dei gusti, delle cose.
Tutto ciò detto, la costruzione forzatamente meta-cinematografica (Maria Enders è un'attrice che dovrà recitare a teatro il personaggio adulto di un testo teatrale per il quale aveva recitato vent'anni prima la giovane protagonista), il gioco degli specchi tra il testo teatrale e la vita, nonché le metafore naturalistiche e verbali di cui è punteggiata la storia, sinceramente mi sono parse in qualche modo eccessive.
Un film al contempo verboso ed ermetico, originale e banale, ambiguo ma non fino in fondo.
Insomma, dal mio punto di vista decisamente un'operazione ambiziosa, ma non del tutto riuscita.
Voto: 2,5/5
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