Questa volta nessuna bomba d'acqua ha reso il mio tragitto verso il Black Market fortunoso. Anzi sono arrivata comodamente e ho potuto sorseggiare un amaro su un divanetto prima dell'apertura della saletta concerti. Nonostante la stanchezza di questi giorni ho voluto fortemente assistere a questo concerto, dopo aver comprato su Bandcamp i due album di questa band neozelandese ed averli apprezzati enormemente.
E devo dire che l'aspettativa non è stata delusa.
Questa sera il palco è tutto neozelandese. Prima si esibisce Fraser Ross, un ragazzone che dice di essersi trasferito dalla Nuova Zelanda alla Scozia all'inseguimento di una donna, ma senza successo. Alla fine però la Scozia gli è piaciuta ed è rimasto lì :-)
Ci canta alcune canzoni d'amore con la sua chitarra e conclude con una buffa canzone per bambini su un'anatra, che per metà è fatta di parole incomprensibili pronunciate come Paperino. Il pubblico ride e si diverte, poi il ragazzone si siede tra il pubblico per lasciare spazio ai French for Rabbits.
Sono in quattro: sono Brooke Singer (nomen omen) e John Fitzgerald (i due sono in qualche modo l'anima del gruppo, l'una voce, nonché chitarra acustica e tastiere, l'altro chitarra elettrica), cui si aggiungono Ben Lemi (il bassista con i lunghi capelli rasta e lo strumento musicale ricoperto di una tela con i colori arcobaleno) e Hikurangi Schaverien-Kaa (che sembra quasi un maori, alle percussioni). Tutti quanti arrivano originariamente da Waikuku Beach, un luogo che già solo per il nome è tutto un programma (andatevi a guardare le immagini su Internet).
Stanno un po' strettini sul palco, ma vi assicuro che l'effetto è molto delicato e trascinante.
Cominciano con la bellissima Claimed by the sea, la canzone che li ha fatti conoscere prima in Nuova Zelanda, poi a livello internazionale. Poi proseguono alternando canzoni del primo CD e di quello appena uscito, Spirits (molto bello).
L'armonia tra la voce di Brooke e gli strumenti che la accompagnano è suggestiva e coinvolgente. Loro sono timidi e gentili, anche autoironici. Ci chiedono più volte cosa potrebbero fare il giorno dopo a Roma in un'ora. Il pubblico gli suggerisce di buttarsi sul cibo; io dopo il concerto - mentre mi faccio firmare da Brooke e John il sempre bellissimo poster di Mynameisbri - le dico che forse potrebbero andare sull'Aventino a guardare il panorama di Roma dal giardino degli aranci e a spiare dal buco della serratura del Palazzo dei Cavalieri di Malta.
Riguardo alla loro musica, devo dire che mentre li ascoltavo mi ricordavano molto le sonorità - anch'esse folk-pop - di una cantante che a me piace moltissimo, la scozzese (delle Highlands) Rachel Sermanni, che ho anche visto dal vivo qualche tempo fa. La cosa mi ha fatto venire in mente (anche ripensando alle parole di Fraser Ross) che ci deve essere un qualche collegamento ideale tra queste due terre lontane, forse una certa similarità dei paesaggi, una predominanza della natura sull'uomo che produce sensibilità e sonorità comuni. E siccome tutto si tiene, i French for Rabbits sono stati anche scelti da Agnes Obel (altra artista nordica che mi piace e ho ascoltato dal vivo) come opening act di un certo numero dei suoi concerti europei.
E forse io, che sono in qualche modo nordica dentro e soprattutto che amo moltissimo questo tipo di paesaggi, con queste sensibilità e sonorità ci vado a nozze. Tocca proprio organizzare un viaggio in Nuova Zelanda :-)
Voto: 4/5
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