Per farvi toccare con mano la mia infinita ignoranza in materia di arte, vi dirò soltanto che quando avevo visto il cartellone di questa mostra mi ero convinta che Alma Tadema fosse una donna e avevo anche pensato “Guarda un po’ che cosa interessante! Una mostra su una pittrice dell’Ottocento”!
Poi ovviamente avevo rimosso, fino a quando D. mi ha invita ad andare a vedere la mostra insieme a dei suoi amici. Non ne ero particolarmente entusiasta, ma alla fine mi sono fatta convincere.
Ho scoperto così che Alma Tadema è il doppio cognome di un pittore di nome Lawrence e che quella in mostra è di fatto la collezione privata di Pérez Simón, uno spagnolo appassionato - tra le altre cose - della pittura inglese dell’Ottocento.
Trattandosi di una collezione privata con cui il suo possessore ha arredato una dimora che sarebbe riduttivo chiamare semplicemente casa, il curatore della mostra ha scelto di strutturare anche la mostra in modo molto intimistico, nel senso che le varie sale in cui si articola il percorso sono allestite come si trattasse delle stanze di un palazzo le cui pareti sono arricchite da questi splendidi quadri.
Ciascuna sala è dedicata a un fiore, poiché i fiori sono una specie di fil rouge che in qualche modo accomuna i contenuti e lo spirito dei quadri in mostra. Alle pareti di snodo tra una sala e l’altra petali di rose guidano lo spettatore verso le fasi successive del percorso.
In mostra quadri di piccole e grandi dimensioni dei quali sono protagoniste soprattutto se non esclusivamente figure femminili, in molti casi ritratti a mezzo busto o a figura intera, in altri casi in situazioni della vita quotidiana o in allestimenti allegorici.
Molto spesso le donne ritratte sono collocate in ambientazioni che richiamano l’antichità greca, ovvero il mondo medievale, o ancora mondi esotici, cui si ispirano anche gli abiti, le pettinature, gli accessori, gli arredi rappresentati.
Da questi quadri sprigionano sentimenti e sensazioni contrastanti, in quanto se da un lato essi sembrano intrisi di un romanticismo a volte quasi stucchevole, dall’altro si caratterizzano per elementi di ambiguità e un simbolismo sottotraccia che lascia qualche inquietudine. Anche l’anacronismo e la finzione storica che spesso caratterizzano queste tele, per esempio nella contraddizione tra le ambientazioni e le fattezze delle donne rappresentate, risultano in qualche modo spiazzanti.
Tutto trova una spiegazione quando si capisce che Alma Tadema e gli altri pittori inglesi i cui lavori sono esposti in questa mostra sono l’espressione di un momento di transizione artistica e storica di grande importanza, e che pur affondando le loro radici nella cultura ottocentesca mostrano già i primi segnali dell’affacciarsi del nuovo secolo che porta con sé i germi del simbolismo e del decadentismo.
L’ultima sala con la grande tela dal titolo Le rose di Eliogabalo con il trionfo di petali di rose, all’interno di una stanza ottagonale dalle pareti scure, costituisce l’acme e la degna conclusione di questa mostra per la sensazione di bellezza e nel contempo di violenza che trasmette.
Voto. 3/5
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