È la seconda volta che vado ad vedere i Notwist dal vivo. La prima volta risale ormai a diversi anni fa; era il 2010 quando andai ad ascoltare il loro concerto al Circolo degli Artisti, luogo che da allora è diventato una tappa fissa per i miei appuntamenti musicali.
A quel tempo ero rimasta folgorata dall'album Neon Golden che avevo ascoltato a ripetizione e che grazie a questi ragazzoni tedeschi mi aveva fatto avvicinare alla musica elettronica che di solito non amo. All'uscita del loro nuovo album, Close to the glass, dopo un lungo silenzio, volevo capire se i fratelli Markus e Michael Acher avessero ancora qualcosa da dire in un panorama musicale in cui non ci sono quasi più margini per l'originalità. E devo dire che i Notwist sono riusciti nella difficile impresa di mantenersi fedeli e coerenti con il loro stile, assolutamente riconoscibile soprattutto in alcuni brani, ma anche di rinnovarsi e di proporre sonorità in parte nuove.
E così quando ho scoperto che avrebbero suonato all'Auditorium mi sono precipitata a comprare i biglietti. Ci vado con V. e una volta lì scopriamo che la sala è piena di giovani musicisti ed ex musicisti campani che V. conosce perfettamente, una rappresentanza nutrita di un mondo musicale che si ritrova intorno a una band che ha segnato un pezzo della storia della musica alternativa.
Dopo l'opening di Jel, sono sul palco i Notwist, attrezzati con un gioco di luci - montate sugli strumenti musicali e su altri elementi - di grande effetto scenico. La sensazione che trasmettono non è cambiata. Sono ragazzoni silenziosi, il cui leader si limita a pochissime parole finalizzate di solito a introdurre la canzone che si apprestano a suonare, ormai non più giovanissimi, ma ancora capaci di esprimere sul palco una grande qualità musicale e una straordinaria energia, alternata ad un'infinita tenerezza.
I due fratelli sono i frontmen, l'uno con le sue chitarre e la sua voce flautata, l'altro con i suoi telecomandi wii con cui aziona effetti sonori alla console e balla a tempo. In seconda linea, bassista, chitarrista/tastierista, batterista e soprattutto il ragazzone biondo allo xilofono che è il più agitato e coreografico del gruppo, e tra le altre cose ci delizia utilizzando due archetti per far vibrare e suonare in maniera non convenzionale lo xilofono.
Ci suonano gran parte dei brani del nuovo album (tra gli altri Into another tune, 7 hour drive, Casino e soprattutto la bellissima Run run run), ma non fanno mancare al pubblico alcuni grandi classici del loro repertorio, come la bellissima Neon Golden e l'intramontabile Consequence.
Dopo circa un'ora e mezza di grande musica, escono dal palco per tornarvi dopo pochi minuti a grande richiesta, entusiasmando il pubblico con qualche brano ancora. Certo, in casi come questi, l'Auditorium rappresenta quasi un limite, più che un valore aggiunto, innanzitutto perché le fotografie vanno fatte a tradimento visto che in teoria fotografare è proibito (perché poi?) e soprattutto perché si è tutti lì seduti composti, cosa che va benissimo ovviamente per un concerto di musica classica, ma è assolutamente innaturale per un concerto come questo dove si dovrebbe ballare e stare tutti insieme intorno al palco.
Comunque, serata bellissima e concerto di grande impatto emotivo.
Voto: 4/5
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